Il campione

“Oh, t’ho messo pure la musica tua, eh?”

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“Il campione” è un film del 2019 diretto da Leonardo D’Agostini, al suo esordio alla regia, che vede come protagonisti Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano.

Christian Ferro (Carpenzano) è un calciatore della Roma, fuoriclasse che al talento mostrato in campo alterna una vita privata piena di bagordi ed eccessi. A seguito dell’ennesima bravata che gli procura una denuncia penale e un’ombra nella fama luminosa, la società pretende che il ragazzo metta la testa a posto. Tito (Massimo Popolizio) il presidente della Roma, incarica i propri sottoposti di selezionare un professore che lo aiuti a conseguire la maturità da privatista. Tra i vari candidati Tito resta colpito da Valerio Fioretti (Accorsi), un insegnante che ha perso la cattedra e non segue il calcio, quindi non conosce  neanche di nome (infatti lo chiama “Farro”) l’acclamato calciatore. Tito vuole che sia Valerio il precettore di Christian e lo convince  ad accettare l’incarico con un lauto stipendio. L’inizio non è proprio dei migliori. Christian è tutt’altro che un allievo ricettivo: innanzitutto non rispetta affatto il suo insegnante, che considera “un povero sfigato”, poi fatica a memorizzare le informazioni storiche e viene continuamente distratto dalla pletora di persone che lo circondano (fidanzata malata di social, amici approfittatori, feste ed eventi pubblici vari). La prima prova è un autentico fallimento, con Christian che consegna il foglio in bianco, e Valerio riceve già il primo ultimatum: deve ripeterla con successo la settimana seguente. Tito decide anche di punire Christian, mandandolo in tribuna nell’atteso derby contro la Lazio. Dopo aver assistito a una lezione di tattica dell’allenatore della Roma, a Valerio viene un’illuminazione per insegnare gli eventi della Prima guerra mondiale a Christian. Il nuovo metodo di Valerio, unito alla voglia di riconquistare il posto in squadra, portano Christian a passare la prova con un ottimo 8/10. La ritrovata serenità si riflette sulle prestazioni in campo ed è dovuta anche all’aver conosciuto Alessia (Ludovica Martino), studentessa di medicina proveniente dal suo stesso quartiere popolare romano, che per lavoro rifornisce il distributore automatico del centro sportivo di Trigoria, una persona umile proveniente dalla periferia romana e piuttosto lontana dallo stereotipo delle ragazze viziate che gli cadono ai piedi.

Alcune delle battute migliori e più toccanti del bellissimo film:

-“Io avevo un figlio, sai? Poi una sera gli è venuta la febbre alta… meningite fulminante… Da lì è stato difficile guardarsi negli occhi… ”

-“è la prima volta che mi ripiace questo lavoro, sai?”

-“perché non ho fatto il calciatore?”

-“Secondo te gliela faccio alla maturità?”

Complici la bravura del “solito” Stefano Accorsi e la freschezza recitativa del bravissimo Andrea Carpenzano (che secondo me farà strada), un’ora e mezza di riflessione sulla bellezza del mondo patinato dei calciatori, sulla loro vita da ventenni vissuti, in mezzo a situazioni troppo più grandi di loro. Eppure soli, tanto soli. In cerca di un padre che non c’è (o che magari è più piccolo di loro, se non addirittura un opportunista che sfrutta la fama del figlio), in cerca di una storia d’amore vera e importante, in cerca di amici veri e sinceri, in cerca di un approccio diverso. Un approccio che solo una persona “a posto” come un insegnante, amante del suo lavoro e fiducioso nelle tue potenzialità, ti può regalare…

Ecco perché, secondo me, la scena più bella del film è quella in cui vediamo, con la musica classica di sottofondo, il professore e lo studente seduti su due poltrone diverse nello stesso studio: il primo con un libro in mano, il secondo immerso nella lettura di una rivista cartacea, senza il solito cellulare in mano, consultato compulsivamente e solo come un riempitempo…

Da vedere!!!

(dati essenziali della trama tratti da wikipedia.org)