ITALICO

“Aveva vent’anni, un marito noioso e voleva vivere: non si sarebbe consumata piangendo un amore perduto.

La vita le riservava ancora emozioni e avventure”

 ITALICO“Amori, battaglie, intrighi e tradimenti danno vita a una grande avventura pervasa da un senso di ribellione contro le ingiustizie della storia”.  In linea di massima concordo appieno con la sintetica ma efficace presentazione che Cristoforo Gorno fa del romanzo di Elsa Flacco in quarta di copertina. Eppure, leggendolo ho scoperto che è DAVVERO molto di più! Ma andiamo con ordine…

Partiamo dalla stimolante struttura binaria, di cui ci si rende conto se oltre che lettori siete -come me- anche dei patiti filologi, di quelli che leggono TUTTO di un libro: dall’esergo alla nota dell’autore, alle fonti, agli approfondimenti bibliografici, persino all’indice! Ho sempre amato immergermi in toto nell’opera di un autore, convinta che solo in questo modo possiamo pensare di avvicinarci alle sue intenzioni, al suo modus operandi e alla sua forma mentis! Ebbene, in questo caso solo così potrete scoprire questo “dettaglio” dell’impianto narrativo: i vari capitoli delle tre parti di cui è costituito il libro hanno una sorta di titolo “implicito” a struttura binaria: Asinio/Cecilia/Asinio/Cecilia e così via.  Solo tre volte (e non in punti “a caso” della storia) il suddetto “titolo implicito” è doppio: Asinio/Cecilia o Cecilia/Asinio. Ora sta a voi soddisfare la vostra curiositas per scoprire il motivo…  Il titolo di ogni capitolo è un susseguirsi di date e luoghi, una sorta di cornice narrativa imprescindibile per seguire il corso degli eventi. E, chicca delle chicche, le date sono sempre doppie: l’autrice ci fornisce sempre l’anno a.U.c. e l’anno Domini, creando quindi un movimento circolare di anni che si rincorrono senza mai incontrarsi, una sorta di cerchio che non si chiude! Anche qui, non vi svelerò il motivo: saprete sicuramente scoprirlo da soli e ne rimarrete folgorati…

Andiamo alla storia: a fine maggio ho assistito alla presentazione di questo libro e mi ero fatta l’idea che fosse un bel romanzo pseudostorico (alla maniera di quelli di Valerio Massimo Manfredi o quelli di Danila Comastri Montanari, che adoro da sempre per puntualità narrativa e precisione archeologica e storica dei fatti narrati, immaginati e contestualizzati alla perfezione) che narrava una bella storia d’amore tra due personaggi “dimenticati” dalla Storia (involontariamente? appositamente? Anche qui, a voi il piacere di scoprirlo!): Gaio Asinio Pollione (quello “sconosciuto” di cui in qualche modo parla la bellissima IVa Bucolica di Virgilio, ricordate?) e Cecilia Metella Celere, figlia della ben più nota Clodia, la Lesbia immortalata dai bellissimi versi di Catullo. La loro, come quella di Lesbia e Catullo, non è una storia d’amore convenzionale, suggellata dal sacro vincolo del matrimonio, bensì una relazione extraconiugale, fatta di ammirazione, attrazione, complicità, ma anche lontananza forzata, nostalgia, ritrovamento. E non si tratta della solita e scontata storia d’amore che redime i due amanti o che si conclude con un classico e melenso “E vissero per sempre felici e contenti”. Al contrario! La conclusione del libro, infatti, vi stupirà!

E non ci sono solo loro! Come in un buon romanzo storico di manzoniana memoria, in ossequio alla legge della verosimiglianza facciamo la nostra conoscenza di personaggi che riempiono i nostri manuali di storia della letteratura latina e di storia romana: oltre ai già citati Catullo e Lesbia,  alcuni poeti neoterici, Cicerone, Cesare, Antonio, Lepido, Ottaviano, Fulvia… Tutti “nomi” che siamo abituati a studiare dal punto di vista delle gesta politiche o delle opere letterarie, mai dal punto di vista dei sentimenti. Qui, invece, sono uomini e donne. Con le loro pulsioni, i loro vizi, le loro debolezze. Per questo, anche il linguaggio (in omaggio al plurilinguismo dantesco? Possibile, dato che la docente insegna Lettere al liceo e conosce benissimo il Sommo…) si adatta plasticamente al contesto: non vi aspettate, dunque, un lessico sempre e solo forbito e aulico. Laddove necessario, troviamo anche termini un po’ più triviali e “realistici”, che ben si confanno a chi li pronuncia o a chi essi descrivono… Al contempo, quando opportuno conosciamo direttamente anche le opere latine di alcuni di loro, di cui l’autrice cita – in perfetta traduzione- i nodi essenziali (bellissimi carmi di Catullo, odi di Orazio, versi di Virgilio, piccoli passi dell’immensa produzione ciceroniana).

Infine, ultimo ma non meno importante, il carattere “giallo” del romanzo, che all’inizio non si percepisce affatto e compare solo ad un certo punto, colorando di intrigo la trama e caricando di psicologia il colorito dei personaggi principali e non. Subito dopo la Spannung (a voi scoprire quale sia) la svolta: all’improvviso ci si dimentica di essere all’interno di un romanzo pseudostorico e ci sembra di trovarci in un romanzo di Agatha Christie! Banale? Non direi… Anche perché… solo i grandi scrittori di gialli sono capaci di non farci capire sino all’ultima pagina chi sia l’omicida …

I miei complimenti, quindi, alla bravissima autrice. Il suo in primis è un romanzo gradevolissimo e importante allo stesso tempo. Non un libro da ombrellone, tuttavia un’opera che si può leggere quasi tutta d’un fiato, tanto grande è il coinvolgimento che provoca nel lettore…  In secundis è un libro impeccabile dal punto di vista storico. Vuoi perché è stato scritto da una docente che evidentemente ama e padroneggia la materia che insegna, vuoi perché dietro ci deve essere stato uno “studio matto e disperatissimo”, fatto sta che il risultato è un quadro vivo e vivace di una tranche de vie di epoca tardo-repubblicana… In ultimis è un buon testo monografico di approfondimento per lo studio della storia della letteratura latina dell’epoca cesariana, che da ora in poi metterò nella lista dei libri “caldamente consigliati” ai miei studenti di terzo/quarto anno. Sono sicura che sarà di loro gradimento. Anzi, in qualche modo ho già sperimentato che a qualcuno è piaciuto. E non poco!