Chi ha paura dei Greci e dei Romani?

“Gli antichi sono come la lancia di Achille, che aveva il potete di guarire le ferite provocate dal suo stesso ferro”.

Bettini

Leggo libri del Professor Bettini da sempre, praticamente. Eppure questa pubblicazione mi era sfuggita. Qualche mese fa, partecipando ad uno dei preziosi seminari di approfondimento organizzati dall’Università di Tor Vergata (Macroarea di Lettere) ne ho sentito parlare e ho “colmato” la grave lacuna. Perché grave? Perché si tratta di una pubblicazione molto stimolante e provocatoria, come sono quasi sempre i libri di questo bravissimo docente, che mi ha aiutato a guardare la questione dello studio del mondo classico anche con un’ottica più larga, che io non ho. Il professore, che a differenza di me ha esperienza di insegnamento alla prestigiosa università californiana di Berkeley (di cui io conoscevo solo il nome) racconta con dati alla mano dove nasce questa “crociata contro gli studi classici”. Io avrei sempre immaginato qui in Italia o al massimo in Europa, e invece no! Siamo negli USA: è infatti lì – incredibile dictu – che nasce la cancel culture, “una forma moderna di ostracismo, nella quale qualcuno diviene oggetto di indignate proteste ed è di conseguenza estromesso dal dibattito pubblico” (…) “Questo ostracismo negli Stati Uniti ha colpito alcuni scrittori famosi come Mark Twain, Ernest Hemingway, Toni Morrison, Margaret Atwood, Salinger, Harper Lee, William Faulkner, ma anche Fëdor Dostoevskij, John Steinbeck, Omero, Philip Roth e il suo biografo, Blake Bailey” (per un approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Cancel_culture). Ora io non abbastanza conoscenze e competenze per capire cosa ci sia da ostracizzare in Twai, Hemingway, Morrison, Atwood, Salinger, Lee (bellissimo il suo “Il buio oltre la siepe”, una delle mie prime letture “da grandi”!), Faulkner, Dostoevskij, Steinbeck, Roth e Bayley, ma OMERO? No, Omero no! Eppure anche Omero dà tanto fastidio, un po’ come la cultura classica in genere.

Ad un interessante incontro con l’autore, cui ho partecipato dopo aver letto il libro (che, tra l’altro, nonostante la sua ricchezza si legge in un paio di pomeriggi…), ho sentito dalla sua viva voce raccontare cosa c’è che non va nello studio della Classicità tutta. E tuttavia “paradossalmente è proprio criticandoli, come fa decolonizing classics, che si fanno rivivere i classici e si resta fedeli a loro” (dice Bettini in una delle sue pagine più belle).

E allora torniamo alle iscrizioni al liceo classico, che quest’anno (per il prossimo a.s. 2024-25) hanno “toccato” il loro “minimo storico” del 5,3%: dobbiamo resistere, dobbiamo farcela. E non solo e non tanto per il corpo docente specializzato in Lettere classiche, che nel mondo della scuola trova facilmente altra collocazione, ovviamente. Ma per quello che i nostri potenziali figli o nipoti perdono! Del resto, se quella cultura fa tanta paura, una domanda dovremo pur farcela no? Come fare? Vi assicuro che non è facile. Perché i ragazzi di oggi fanno fatica. Lo studio del latino e del greco SONO fatica. fatica quotidiana. Allora il nostro “dolce inganno” può essere SOLO la curiosità. “La curiosità, e la capacità di destarla, costituisce la migliore arma a cui un docente possa ricorrere per disporre i propri allievi all’apprendimento“.

Proviamoci, sempre. Ne vale davvero la pena!