LA NEVE!!!

Il monte SORATTE imbiancato

Il monte SORATTE imbiancato

 

E niente… NON CE LA FACCIO A TRATTENERMI!

Qui da me (fuori Roma) nevica da stamattina. Timidamente, ma nevica. Il terreno si sta pian piano coprendo di candidissimo bianco e non riesco a non pensare alla mia certezza letteraria di questi momenti: ORAZIO e la sua ode al monte Soratte…

Ora… davanti a casa mia NON ho la fortuna di vedere il Monte Soratte, ma posso immaginarlo come nella foto che ho trovato su wikipedia…

Ripubblico quindi per l’ennesima volta il suo carme I,9 (un must!), anche se rischio di ripetermi, visto che l’ho già fatto in passato ( https://scuolaeculturaoggi.myblog.it/2018/02/26/vides-ut-alta-stet-nive-candidum/).

Repetita iuvant! 😉

Vides ut alta stet nive candidum

Soracte nec iam sustineant onus

silvae laborantes geluque

flumina constiterint acuto.


 5 Dissolve frigus ligna super foco

large reponens atque benignius

deprome quadrimum Sabina

Thaliarchemerum diota.


Permitte divis cetera, qui simul

10 stravere ventos aequore fervido

deproeliantes, nec cupressi

nec veteres agitantur orni.


Quid sit futurum cras, fuge quaerere et,

quem Fors dierum cumque dabit, lucro

15 adpone nec dulces amores

sperne, puer, neque tu choreas,


donec virenti canities abest

morosa. Nunc et campus et areae

lenesque sub noctem susurri

20 composita repetantur hora,


nunc et latentis proditor intimo

gratus puellae risus ab angulo

pignusque dereptum lacertis

aut digito male pertinaci.

Attingo da zanichelli.it  una traduzione, attinta dallo stesso sito, per una fruizione più condivisa:

“Vedi come si innalza bianco di neve il Soratte, e gli alberi sofferenti non reggono più il peso e si rapprendono i fiumi per il gelo acuto. Dissolvi 5 il freddo, mettendo legna sul fuoco con larghezza, e versa generosamente vino di quattro anni dall’anfora sabina, Taliarco. Il resto lascialo agli dei che, appena placano 10 i venti in lotta sul mare in burrasca, ecco che non si muovono più i cipressi e i vecchi ontani. Non chiederti cosa sarà domani, e tutti i giorni che la sorte ti darà segnali 15 tra gli utili, e non disprezzare, ragazzo, i dolci amori e le danze, finché ti è ancora lontana la vecchiaia fastidiosa. Adesso frequenta il Campo Marzio, le piazze e i lievi 20 sussurri la sera all’appuntamento, e il riso agognato della tua ragazza che viene dall’angolo più segreto a tradirla, e il pegno strappato al braccio e al dito che appena resiste”.

Infine, attingo dallo stesso prezioso contributo questa presentazione, per chi ancora non conoscesse il bellissimo passo oraziano, forse uno dei più belli della letteratura latina:

“Il nome greco del destinatario Taliarco (“re del banchetto”) è senz’altro fittizio e da “nome parlante” corrisponde alla funzione che il personaggio deve svolgere nella scena descritta, secondo un procedimento già praticato dalla lirica greca e latina. Il carme si apre con un quadro invernale localizzato a Roma, ma utilizzando uno spunto del poeta greco Alceo. Non sappiamo se anche nel carme di Alceo vi fosse uno sviluppo simile, ma probabilmente Orazio adotta la tecnica del cosiddetto motto iniziale: prende cioè spunto da un passo del poeta greco per poi far seguire uno sviluppo del tutto autonomo. Nel procedere dinamico del carme si passa dal quadro dell’inverno, portatore di freddo nel paesaggio e negli animi, alla scena del gioco d’amore finale”.

L’interno e l’esterno si rincorrono nel seguito delle bellissime e musicalissime strofe. Il messaggio, unico: “Non chiederti cosa sarà domani, e tutti i giorni che la sorte ti darà segnali tra gli utili”. Una di quelle riflessioni che una bufera di neve incentiva a fare, mentre dentro casa siamo di fronte al fuoco o (più prosaicamente) con i termosifoni accesi e magari un buon libro in mano…

Quindi, grazie ORAZIO! Ancora oggi, grazie!

(immagine tratta da wikipedia.org, testo e traduzione da online.scuola.zanichelli.it)