Cento domeniche

“Vedrai che si risolverà. Stiamo parlando di una banca importante!

Una significativa scena del film

Una significativa scena del film

“Cento domeniche” è un film del 2023 diretto e magistralmente interpretato da Antonio Albanese. Tra  gli interpreti citiamo, oltre ad Albanese (nei panni dell’operaio Antonio Riva),  Donatella Bartoli (Egle), Liliana Bottone (Emilia), Sandra Ceccarelli (Margherita), Elio De Capitani (Carlo Bonacina), Maurizio Donadoni (Umberto), Sandra Toffolatti (Adele).

Partiamo dall’originale titolo: Cento domeniche erano il tempo che in media un operaio della provincia italiana degli anni Sessanta impiegava per costruire la propria casa, attività a cui normalmente poteva dedicarsi solamente nel fine settimana quando non lavorava in fabbrica. Di quel tipo di Italia parliamo: quella “fatta” da lavoratori che sudando, spesso in fabbrica, mettevano da parte lira su lira, poi – arrivato quello che loro reputavano “il momento” – costruivano quasi da sé la propria casa, quella che di lì a poco sarebbe dovuta diventare il “nido familiare” comprando il terreno, pagando Bucalossi, poi regolarizzando.

Antonio è uno di loro: un semplice e mite ex tornitore che, nonostante non navighi nell’oro, è riuscito a costruirsi una sua piccola “bolla di felicità”. Ama giocare a bocce con gli amici, prendersi cura dell’anziana madre e ha persino un’amante, Adele, la quale però non vuole che si sappia della loro relazione clandestina. La situazione economica di Antonio non è tuttavia delle migliori, soprattutto perché la madre necessita di un apparecchio per l’udito, che OVVIAMENTE è molto costoso. Per questa ragione Antonio, benché sia in prepensionamento, continua “irregolarmente” a prestare la propria opera nel cantiere nautico dell’amico Carlo. A seguito di una visita degli ispettori del lavoro, quest’ultimo si vede costretto ad interrompere la collaborazione con lui, promettendogli che lo aiuterà in altro modo.

Un giorno la figlia Emilia gli comunica  che lei e il fidanzato Chicco, con cui gestisce una piccola boutique in paese, hanno deciso di sposarsi. Antonio è raggiante perché aspettava da sempre con ansia il momento in cui avrebbe accompagnato la figlia all’altare, al punto da farne un vero e proprio gioco quando lei era piccola. Essendo un uomo orgoglioso, Antonio ci tiene a rispettare la tradizione secondo cui è il padre della sposa a doversi sobbarcare a tutte le spese del matrimonio (!), così si reca alla fidata banca del paese per ritirare parte dei suoi risparmi investiti presso la banca medesima. Il nuovo direttore della filiale, il dottor Girardi, con parole melliflue e il solito “latinorum” delle banche lo convince piuttosto a mantenere il suo capitale investito in azioni e a farsi erogare dalla banca un prestito, che sarà ripagato con le rendite delle azioni stesse che, a sua detta, “stanno galoppando”. Antonio è inizialmente perplesso perché credeva che i suoi risparmi fossero investiti in obbligazioni, meno rischiose, ma finisce col fidarsi delle parole del direttore.

Le cose sembrano andare a gonfie vele, fino a quando non iniziano a circolare strane voci sulla situazione patrimoniale della banca. Antonio, come del resto i più, non vi presta ascolto, rinfrancato dalle generiche rassicurazioni degli impiegati: la banca per lui ed i suoi compaesani è sempre stato un punto di riferimento, anche perché sostenuta dal solido tessuto produttivo della comunità.

Durante il rinfresco di Chicco ed Emilia, organizzato dalla famiglia del ragazzo per festeggiare il loro fidanzamento, giunge la notizia del suicidio di un giovane impiegato della banca, un vecchio compagno di scuola di Emilia. Antonio inizia a rabbuiarsi, poiché qualche tempo prima lo stesso ragazzo lo aveva avvicinato al supermercato per metterlo in guardia sul prestito che aveva appena sottoscritto con la banca. Oltre a questo, Antonio ha anche ricevuto una sonora porta in faccia da Adele, preoccupata che le voci sulla loro liaison stiano circolando in paese, rischiando di compromettere il suo agiato matrimonio.

Margherita, l’ex moglie di Antonio con cui è rimasto in buoni rapporti, lo esorta ad andare immediatamente in banca a ritirare tutti i soldi finché è in tempo, ma l’uomo continua a tergiversare nella convinzione che, come riferito dai dipendenti, si tratti di una fase ciclica. Quando le notizie sui giornali diventano sempre più allarmanti, i correntisti iniziano a prendere d’assalto la banca per riavere indietro i loro soldi, scoprendo purtroppo che allo stato attuale non è più possibile spostare il denaro, posto sotto sequestro dalle autorità.
L’uomo inizia ad avere problemi di insonnia ed Emilia, preoccupata per le sue condizioni psicofisiche, ipotizza un rinvio del matrimonio, ma Antonio non vuole sentire ragioni perché non permetterà a niente e nessuno di impedire il realizzarsi del suo sogno di padre.

Il Comune organizza una class action dei correntisti contro la banca, cui Antonio aderisce senza troppa convinzione. Nemmeno l’equipe di psicologi messa a loro disposizione per curare i disturbi connessi a questa situazione di profonda incertezza fuga le ansie collettive. Antonio arriva al punto di litigare con gli amici delle bocce, i quali, pur disposti ad aiutarlo, gli hanno rinfacciato di aver firmato le carte della banca troppo a cuor leggero. Il fragile equilibrio psicologico di Antonio si spezza quando gli viene riferito che Carlo, il suo vecchio datore di lavoro, è riuscito a cavarsela perché, grazie alle sue conoscenze, ha spostato i soldi prima che scoppiasse il patatrac.

E qui ci fermiamo, perché “il bello” arriva da questo momento in poi.

 

Tra le recensioni sul web, riporto questa, a mio avviso molto bella: Paolo Baldini del Corriere della Sera ha definito il film “una lama nella coscienza collettiva”, elogiando il coraggio mostrato da Albanese “di saper rinunciare all’enorme credito popolare maturato grazie alla televisione”, per cimentarsi con “un cinema civile, appassionato”. Diversi critici hanno paragonato l’opera di Albanese ai film di denuncia del britannico Ken Loach.

Non posso che concordare al 100%. Un Antonio albanese epico, nella drammaticità del tutto, ormai una certezza del nostro cinema. Non a caso, al film è stato attribuito il David di Donatello 2024.

In sintesi, una storia come tante, una storia come le tante di cui non si parla perché “non sta bene”, una delle tante che finiscono come questa, purtroppo.

Io l’ho scoperto per puro caso girando su una delle varie piattaforme di streaming. Ho scoperto un’opera preziosa, da vedere e rivedere. Per riflettere sulla precarietà della nostra esistenza…

(spunti essenziali della trama tratti dalla relativa pagina di wikipedia)