Morto Troisi, viva Troisi!

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“Morto Troisi, viva Troisi!” è un film TV realizzato dall’attore e regista Massimo Troisi nel 1982, con la collaborazione di Anna Pavignano e Lello Arena. È un finto reportage sulla morte del comico napoletano che, nella realtà, scomparirà dodici anni dopo l’uscita del film, all’età di soli 41 anni, a causa dei problemi cardiaci di cui soffriva fin da bambino.

Il film fu trasmesso il 21 gennaio 1982 durante una puntata speciale della serie di Rai Tre “Che fai… ridi?”, dedicata ai comici italiani, e fu riproposto sulla stessa rete il 4 giugno 1994, il giorno della morte dell’attore.

La trama ha del geniale. Un’edizione straordinaria del telegiornale annuncia la morte dell’attore e comico napoletano Massimo Troisi. Nella camera ardente, il defunto riceve l’estremo saluto di numerosi personaggi reali o immaginari noti al grande pubblico, in ordine di apparizione: Gianni Boncompagni, Rosanna Vaudetti, Fabrizio Zampa, Nadia Cassini, Pippo Caruso, Carlo Verdone, Pippo Franco, Pippo, Maria Giovanna Elmi, il pappagallo Portobello, Riccardo Cocciante, Lory Del Santo, Piera Rolandi, Giampiero Galeazzi, Jocelyn, Mario Pastore e il cane Lassie. Tutti gli amici vecchi e nuovi, tra cui Lello Arena, Renzo Arbore, Roberto Benigni, Marco Messeri, Maurizio Nichetti raccontano i pregi dello scomparso, ma soprattutto si dilungano sui suoi difetti. In particolare, è il personaggio interpretato da Benigni che, nascosto dietro ad un finestrone con vetro opaco, confidando nell’anonimato si scaglia pesantemente contro i presunti eccessi di Massimo. Quando il vetro si frantuma, Benigni si vede scoperto e abbandona pavidamente la scena. Personaggio chiave del reportage sembrerebbe essere Lello Arena, il quale, in veste di angelo custode del defunto, è ripetutamente incalzato dallo speaker che gli rinfaccia: «Lei avrebbe potuto fare qualcosa…!». Spazientito, l’angelo non riesce a far funzionare le ali per sottrarsi all’intervista, e replica con difficoltà alle domande, sostenendo a più riprese che «Non si poteva fa’ niente…» e che, nonostante i suoi accorati appelli, Troisi continuava a passare il tempo sempre nel solito modo, ovvero «Se stava a sderena’, co’ tutti ‘i sbrucellati!». Il film termina all’interno della Casa di Riposo Artisti, dove Massimo Troisi, Benigni, Nichetti, Arbore e Verdone giocano a carte. Verdone, in carrozzella, molto contrito, ringrazia sentitamente l’amico scomparso, e ne onora la memoria soprattutto per il lascito che finanzia la loro permanenza nell’ospizio: «Noi qui stiamo bene…». Qualche difficoltà per Arbore, che è molto duro d’orecchi e per questo irrita spesso i tre sodali. Lapidario, comunque, il suo commento: «Massimo mi piaceva molto più da vivo. Adesso… uhmmmm», dice scuotendo la testa.

Non ricordavo questo “particolare” prodotto del genio di Troisi e l’ho “recuperato” recentemente grazie al docufilm  di Mario Martone “Laggiù qualcuno mi ama”.

Nato forse dal rapporto unico che Massimo ebbe con la morte per tutta la sua vita? Probabile.  «Ricordo che rimanevo a letto, avevo 14, 15 anni e lucidamente, quasi come un adulto, sentivo che di là, in cucina, si stava parlando del mio problema, di cosa fare» dichiarò una volta in un’intervista, confessando come la gravità del suo problema di salute avesse turbato da sempre la sua esistenza. Dei suoi problemi di salute non amava parlare con nessuno. Sopravviveva e cercava di vivere, giocando ogni giorno la sua personale partita con la Morte.

Sicuramente un insegnamento di vita, un invito a considerare  che “COTIDIE MORIMUR“, come ci ha insegnato Seneca secoli e secoli or sono!

Da notare il fatto che l’opera ha fatto scuola, visto che nel 2006 il film è stato oggetto di un omaggio nel titolo da parte di Marco Penso ed Elena Del Drago, che hanno diretto “È morto Cattelan! Evviva Cattelan!”, dedicato all’artista Maurizio Cattelan e ispirato al falso documentario di Troisi (per quanto la differenza tra il più banale “Evviva” e il GENIALE “Viva” si sia plasticamente evidente…).

Ancora una volta grazie, Massimo. Dei tuoi prodotti filmici, ma anche dei tuoi insegnamenti.

Come potremmo non amarti?

(dati essenziali e immagine tratti dalla relativa pagina di wikipedia, liberamente modificata)