Il supplente

220px-Roberto_Saviano

“Il supplente” rientra nel genere factual (confesso: non sapevo neanche che esistesse questo termine) ed è gradevole e spiritoso come tutte le fiction ambientate nella scuola. Con il valore aggiunto della spontaneità, data dal fatto che gli studenti ripresi non si aspettano la situazione che stanno per vivere, cioè la sostituzione improvvisa dell’ordinario con lo straordinario, l’irruzione del VIP nella loro vita “normale”. A tal punto che alcuni di loro restano imbambolati davanti ai VIP di turno, altri scoppiano a piangere, catarticamente.

Eppure la riuscita è assicurata: gli studenti e le studentesse, tutti di quinto superiore, dopo un momento di “assestamento” interagiscono al meglio con il loro supplente temporaneo.

E il supplente temporaneo, dopo aver catalizzato su di sé gli occhi dei ragazzi, scende ai loro livelli, nel senso che si siede tra loro e torna a fare lo studente, nel bene e nel male. Il bene è la collocazione: un posto in mezzo a loro, tanto più giovani di loro ma accoglienti come solo gli adolescenti sanno fare. Il male sono le interrogazioni inattese da parte del docente di cattedra, tornato al suo posto “ufficiale”.

Primo supplente doc Roberto Saviano, che parla ai ragazzi della legalità, della giustizia, della libertà. E poi “costringe” i ragazzi a comporre qualcosa sul valore della libertà personale.

Fantastici i ragazzi, freschi e spontanei come solo loro sanno essere, soprattutto in un’aula di scuola, fantastico lui, che parla allo stesso tempo di Scampia, di gruppi Rap, di Gomorra, della legalizzazione delle droghe, della malavita, ma anche dell’Affaire Dreyfus, del J’accuse, e poi si sottopone a domande random sul programma di storia di quinto anno, parlando di Salvemini e della sua poosizione nei confronti di Giolitti, del patto Gentiloni, del suffragio universale maschile…

Fantastico.