“Dopo la Pandemia, Cambio Mentalità: è questo il mio D.P.C.M.”
Siamo a marzo 2020: il mondo da un giorno all’altro si ritrova paralizzato da una pandemia, un evento che non accadeva dagli inizi del secolo precedente. Del tutto impreparate a gestirla, le persone si ritrovano chiuse in casa, senza poter andare a lavorare, senza poter uscire. Gli adulti, pur se sbigottiti, cercano di capire e di adattarsi, evitando di perdere il lume della ragione. Ma cosa succede nella mente di un bambino di appena nove/dieci anni? Cosa capisce di ciò che sta travolgendo la sua vita, e la vita di tutte le persone a lui vicine?
Attraverso queste pagine, scritte come un diario personale (il sottotitolo “Cronache di un bambino in quarantena” è eloquentissimo), passiamo insieme a Gabriele i primi mesi della pandemia, quelli più difficili. Conosciamo i suoi pensieri di giorno in giorno, lo vediamo cambiare, percepiamo (e condividiamo!) la sua felicità iniziale di non dover più andare a scuola, ma scopriamo con tenerezza anche la sua nostalgia dei banchi traballante e persino della figura di alcuni maestri. Lo vediamo, così, mentre scopre la Dad, cerca di capire il significato di termini nuovi e mai sentiti (Dpcm, cassa integrazione, pandemia, lockdown, quarantena, coprifuoco), perde la normalità più scontata senza poterlo impedire, prova l’angoscia di ammalarsi e di contagiare gli altri; ma anche mentre conosce meglio i membri della sua famiglia e riallaccia persino i rapporti con parenti lontani e impara a godersi quelli più prossimi, fratello maggiore compreso, quello con cui non era mai riuscito ad andare d’accordo.
Il tutto rigorosamente in PIGIAMA. Esatto, in pigiama: proprio come siamo stati per qualche mese tutti noi, mentre -reclusi nelle nostre case più o meno grandi- guardavamo il mondo fermarsi in modo innaturale fuori dalle nostre finestre, vedevamo la vita scorrere solo attraverso le immagini televisive, stringevamo i denti nell’attesa che le cose tornassero ad essere “normali”, oppure – per farci coraggio, in una sorta di improvvisata “social catena” di leopardiana memoria- facevamo cose solo apparentemente bizzarre, come uscire fuori a cantare tutti insieme ad un orario concordato, appendere al vento sui balconi le scolorite bandiere del tricolore, recuperate dalla soffitta in cui giacevano dimenticate dall’ultima festosa utilizzazione (ultimo mondiale di calcio? ultimo europeo?), disegnavamo con i nostri figli o cuginetti gli arcobaleni colorati su lenzuola da appendere ai balconi, con quella scritta scaramantica e beneaugurante che ha fatto storia e folklore (“Andrà tutto bene”), ci davamo alla cucina come mai avevamo fatto, guardavamo nostro malgrado per ore e ore la televisione con quelle immagini di morte ad ogni piè sospinto, attendevamo con ansia la comunicazione istituzionale del premier Giuseppe Conte dopo le 18-18.30 per scoprire che le cose andavano sempre peggio, mai meglio…
“Eroi in pigiama”: un piccolo libro da leggere tutto d’un fiato, che ci riporta ad un recentissimo passato, per molti versi ancora da elaborare. La giovane autrice, Michela Balmas, sceglie Gabriele, un bambino qualunque, per delineare in pochi tratti – a volte spiritosi a volte teneri – tutta la complessità di pensieri ed emozioni che hanno segnato per sempre ciascuno di noi in questa esperienza recente e non ancora conclusa. E il pigiama, in questa vicenda, diventa un ” habitus”, altro rispetto a quello comunemente rappresentato (cioè dell’indolenza di una vita vissuta al “risparmio “): piuttosto la capacità di chi sa trarre da un quotidiano ineludibile e quindi non voluto, il meglio delle proprie capacità: stupore, resilienza, speranza, determinazione.
Una lettura scorrevole, che interroga nel profondo chi volesse mettersi in gioco: quale sarà il nostro personale D.P.C.M.?
Concordo al 100%…