Il primo romanzo di Walter Veltroni scrittore (non politico né ex sindaco di Roma).

Il protagonista Giovanni Astengo vive con la moglie e i due figli, un ragazzo ventenne e una bimba (down); lavora all’Archivio di Stato, dove cataloga i diari di persone comuni. Nel suo passato un’ombra: quando aveva tredici anni il padre lasciò la casa senza un motivo e lui si ritrovò a vivere da “figlio abbandonato”. Poi, un giorno, in un’alba che sembra diversa dalle altre, Giovanni sente l’esigenza di tornare nel casale che apparteneva alla famiglia e resta rapito dal vecchio telefono di bachelite. Decide per gioco di comporre il numero della sua vecchia casa e come per magia riesce a entrare in contatto con la sua vita di adolescente. In questo modo, surreale ed improbabile, egli capisce cosa avvenne realmente quando suo padre abbandonò la casa. Solo allora riesce a “fare pace” con la vita.

Emblematica la conclusione della storia: “Io c’ero, ora. Avevo una storia. E, dunque, non ero più solo”.

C’è spazio anche per la Storia (ma il lettore non ne sente il “peso”…): la narrazione en passant dei famosi “anni di piombo”.

Davvero gradevole da leggere, grazie ad una prosa paratattica e scorrevole.

latineloqui69