The greatest showman

 

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L’arte più nobile è quella di rendere felici gli altri!

Comincio con una necessaria premessa: non sono una grande amante dei musical e nella mia vita ne ho visti ben pochi.
Ma questo è un vero capolavoro! Un inno alla vita e alla felicità, un invito alla ricerca della propria gratificazione personale, all’accettazione della diversità e al rispetto dell’altro come valore assoluto!

The Greatest Showman è un film del 2017 diretto da Michael Gracey. Scritto da Jenny Bricks e Bill Condon, il film ha come protagonista Hugh Jackman nel ruolo di Phineas Taylor Barnum, fondatore del Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus, affiancato da Zac Efron, Michelle Williams, Rebecca Ferguson, Zendaya e Keala Settle.

La storia parla di P. T. Barnum,  un ragazzino figlio di un umile sarto, che lavora per una ricca famiglia, della cui figlia, Charity, si innamora; ma i genitori di lei li allontanano, essendo contrari alla loro amicizia a causa della povertà di lui.  Diventati adulti, i due fuggono a New York dove si sposano e hanno due bambine. La famiglia conduce una vita umile in un piccolo appartamento, nel quale Charity è felice, mentre Barnum è insoddisfatto, perché desidera dare alla moglie e alle figlie una vita migliore. E saranno proprio le piccole figlie a dargli l’input di cui ha bisogno: dopo un primo fallimento lavorativo  va alla ricerca di “freaks” (“mostri”), persone con anomalie fisiche o abilità straordinarie, in modo da farli esibire in vari spettacoli. Il successo è immediato, nonostante alcune recensioni negative che, anzi, lo inducono a chiamare – polemicamente- la sua impresa “Barnum’s Circus”. Sarà la chiave del suo successo, la realizzazione faticosa, lenta  e rischiosa del suo Sogno.

Questi i passi che mi hanno colpito di più:

“Non capiscono, ma capiranno”
“Si soffre di più ad immaginare troppo poco che troppo”
“Mostri, tornate a casa!”
“Il pubblico viene a vederci per il piacere di essere raggirato; per una volta gli darò qualcosa di vero”

“Il limite alla convinzione di un uomo è solo la sua immaginazione”

“Non serve che ti amino tutti, solo poche brave persone”

“Mio padre era trattato come feccia, io ero trattato come feccia. Alle mie figlie non capiterà”

“Le nostre madri si vergognavano di noi, Lei ci ha portato sotto i riflettori”.

E naturalmente l’epigrafe finale, “l’arte più nobile è quella di rendere felici gli altri”, con cui concordo appieno!!!

E infine Jenny Lind, la celebre cantante d’opera europea:  fantastica, con la sua voce che ha la dolce vocalità della compianta Whitney Houston e l’ intensità espressiva dell’attualissima Adele…

Chiaramente riconoscibile la figura del Self- made man, addirittura più ricca interiormente rispetto a quella di verghiana memoria… Sì, perché chi ha conosciuto bene la figura di Gesualdo Motta vede BENE le differenze rispetto a quella di Phineas Taylor Barnum e quindi tanto più apprezza l’happy ending del musical rispetto alla pessimistica idea del vinto che chiude il Mastro-Don Gesualdo verghiano.

E poi (ultima ma non ultima…) la scelta azzeccatissima del  nome della moglie del protagonista, Charity, un nome dalla radice GRECA che vuol dire “grazia, leggiadria, amabilità, cortesia, benevolenza, riconoscenza, rispetto, gioia”. Quindi è a dir poco perfetto per lei, graziosa, leggiadra, amabile, cortese con il suo uomo e le sue amate figlie, benevola con tutti e riconoscente per la vita, rispettosa per l’uomo che ama e le sue capacità lavorative, gioiosa della sua fortuna!

Uno speciale ringraziamento alla mia ex alunna che mi ha fornito l’occasione di un simile arricchimento personale!

Grazie, Erika!

logo del film e dati essenziali tratti da wikipedia, l’enciclopedia libera

latineloqui69