Nessuno può fermarmi

“Erano entrate mogli, uscivano vedove. Altre avevano perso il figlio, e quello era il dolore più terribile. Erano automi che si dirigevano verso una casa che non sarebbe più stata uguale a prima”

Primo libro della scrittrice Caterina Soffici

Avvincente la trama, talmente avvincente che ho letto il libro in pochissimi giorni (in genere non sono così veloce e preferisco “centellinare” le pagine per fissare meglio scene e parole).

Bartolomeo, stralunato studente di Filosofia, trova sul fondo di un cassetto una lettera indirizzata a sua  nonna: poche righe – “Disperso, presunto annegato” – che smentiscono la vulgata famigliare di nonno Bart ucciso al fronte. Nessuno è in grado di dirgli di più su quel nonno del quale porta il nome ma che non ha mai conosciuto. Non la nonna, appena morta; non suo padre, che nulla sa né sembra interessato a sapere. Le tracce lo guidano a casa di Florence, una magnifica vecchia signora inglese che frequentava i suoi nonni a Little Italy, il quartiere degli immigrati italiani di Londra. Lei sembra sapere molte cose, anche se per qualche motivo non vuole parlare. Mentre Bartolomeo inizia la sua ricerca della verità, Florence riprende per lui i fili del passato.  Finché Bartolomeo e Florence partono per un viaggio che li condurrà a illuminare un episodio caduto nell’oblio: il naufragio dell’Arandora Star, carica di internati italiani e silurata dai tedeschi. Nella tragedia del 2 luglio 1940 annegano 446 italiani, civili deportati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra, vittime innocenti del sospetto e della xenofobia.

Non a caso – secondo me – il grande Aldo Cazzullo lo ha definito “un romanzo folgorante”.

Bellissima l’impostazione, che solo apparentemente spiazza, dato che non segue l’ordine logico – cronologico. In realtà, avvince anche per quel portare continuamente per mano proprio il lettore da un protagonista all’altro, dal passato al presente e viceversa, dal reale al supposto, all’immaginato, talvolta al delirante.

Toccante il rapporto Bart – Florence, che ha del tenero, dell’affetto “nonna /nipote” (pur non essendolo nei fatti), del rapporto mentore/ studente. E che rende il presente un vero romanzo di formazione, pur se di taglio moderno.

Molto icastiche le descrizioni degli ambienti, soprattutto dell’interno dell’Arandora Star, delle condizioni di viaggio di quei poveri uomini, colpevoli di nulla. Alcune scene sanno dei forti fotogrammi del colossal Titanic per ovvi motivi, parole comprese!

Un modo non usuale, insomma, per fare Storia. E per ricordare tragedie dimenticate come questa (“Ma nemmeno Radio Londra aveva mai detto una parola sugli internati italiani. Sembravano svaniti, scomparsi”), che sono il frutto “naturale” di quel mostro creato dall’uomo che è la guerra. Di qualsiasi tipologia essa sia.

Meditiamo, gente, meditiamo.

NOTA a margine: Questo è il primo romanzo della scrittrice Caterina Soffici, che vive a Londra e scrive su “La Stampa” e altri giornali e riviste. Come si dice in questi casi, se il buon giorno si vede dal mattino…

(dati essenziali della trama tratti dalla quarta di copertina)