Il garofano rosso

«Il principale valore documentario del libro è […] nel contributo che può dare a una storia dell’Italia sotto il fascismo e ad una caratterizzazione dell’attrattiva che un movimento fascista in generale, attraverso malintesi spontanei o procurati, può esercitare sui giovani. In quest’ultimo senso il libro ha un valore documentario non solo per l’Italia» (Prefazione).

garofano

Il garofano rosso è un romanzo di Elio Vittorini iniziato nel 1933 ma con una lunga “gestazione letteraria”; all’iniziale entusiasmo subentra un momento di una stasi e la stesura procede così con una certa fatica e con frequenti interruzioni, dovute ad altri lavori pressanti, come le traduzioni. Comincia a uscire a puntate  sulla rivista Solaria. Quando appare la sesta puntata nell’agosto 1934, quel numero della rivista viene sequestrato dalla censura per ragioni morali. Vittorini viene invitato dal direttore a “purgare” la puntata e a rivedere le parti ancora da pubblicare. Questo costituisce per lo scrittore un compito tormentoso, visto che le lettere testimoniano un crescente distacco, per così dire, “affettivo”, dal romanzo. L’obbligo dei ritocchi gli rendono il libro quasi estraneo, come egli stesso ricorderà a distanza di anni: «io m’ero accorto di non avere più ne Il garofano rosso un libro “mio” nell’atto stesso in cui lo ritoccavo per la censura». Quando compare la settima puntata, incorre nuovamente nel veto della censura ed esce tagliata.  Lo sfortunato romanzo Garofano rosso rimane inedito fino al 1948, quando finalmente esce presso Arnoldo Mondadori Editore con un’importante prefazione dell’autore: in essa Vittorini da un lato prende le distanze da questo suo romanzo giovanile, dall’altro ne sottolinea l’importanza nella sua biografia umana e intellettuale e il valore di documento storico di una generazione. Quando stende la prefazione Vittorini non si mostra più convinto del libro, prima di tutto sul piano estetico: rifiuta ormai il “realismo psicologico” di cui si era servito per descrivere i personaggi e il linguaggio narrativo impiegato. Già nel 1936-1937 infatti, scrivendo Conversazione in Sicilia, Vittorini si era orientato verso moduli lirico-simbolici, verso una parola “poetica”, una parola “musica”, verso un’idea di romanzo volto alla ricerca di una verità profonda che «non si arriva a conoscere con il linguaggio dei concetti» (Prefazione). Tale ideale linguistico, che anima la ricerca espressiva di Conversazione, è realizzato solo a tratti nel Garofano, il cui stile, come dirà, è alquanto ibrido. D’altra parte, come osserva acutamente lo scrittore, proprio i libri non del tutto riusciti spesso costituiscono un prezioso documento: è come se l’avessero scritto tutti coloro che hanno vissuto quelle stesse esperienze.

È appena avvenuto il delitto di Giacomo Matteotti e agli occhi di quei giovani «il fascismo è forza, e come forza è vita, e come vita è rivoluzionario». Forse per ribadire e accentuare questo valore di “documento generazionale”, nella Prefazione Vittorini dà un’interpretazione strettamente politica della censura allora esercitata sul romanzo, ricordando che la censura fascista «non voleva nemmeno accenni a ragioni d’essere fascista che non fossero le ufficiali e ad entusiasmi giovanili per l’aspetto delittuoso che pur aveva avuto il fascismo […] cioè per il suo aspetto sanguinario, per il suo aspetto violento». In realtà, come oggi è stato dimostrato, la censura fu esercitata quasi esclusivamente per ragioni morali: l’amore tra Alessio e Zobeida era infatti descritto con particolari assai scabrosi per l’epoca (il modello probabile delle scene erotiche era il romanzo di D.H. Lawrence  L’amante di Lady Chatterley, 1928, di cui tutti allora parlavano e che nel 1933 Vittorini aveva tradotto per Arnoldo Mondadori Editore.

Il romanzo ha uno spiccato sapore autobiografico: la città dove è ambientata l’azione è Siracusa, terra natale dello scrittore stesso; l’Alessio che nel 1924 ha sedici anni è esattamente coetaneo di Vittorini e come lui è legato alle zie e al nonno materno più che ai genitori. L’ingenuo «fascismo di sinistra» di Alessio è lo stesso vissuto dallo scrittore nella sua giovinezza; allo stesso modo l’embrionale presa di coscienza politica di Alessio, che lo porta a percepire «il mondo offeso», è il germe stesso che spingerà Vittorini a distaccarsi dal fascismo e a militare sul fronte opposto nella guerra di Spagna nel 1936. A differenza dell’autore, proveniente da una famiglia di modestissime condizioni, Alessio Mainardi è un giovane liceale di agiata famiglia borghese, ansioso di diventare adulto, di “entrare nella vita” (un percorso simboleggiato dal garofano rosso che dà il titolo al romanzo).

Si nota un dualismo costante tra città e campagna: la città è il mondo della storia, la campagna è il mondo dell’infanzia, anche se proprio in essa il giovane ha il primo barlume di una diversa coscienza politica, che porterà Alessio-Vittorini fuori dal fascismo, con la scoperta delle dure leggi sociali che costringono alcuni a rimanere subalterni. Poi c’è la scuola, che, con le sue figure di professori-macchiette, è lontana dal dare ad Alessio le risposte che cerca; anzi costituisce agli occhi del giovane un intralcio nel suo frettoloso cammino di crescita e vale più come teatro di avventurose e scapestrate imprese o di conquiste amorose che come luogo di crescita intellettuale. Gli esami, le promozioni e le bocciature sono per il giovane Alessio “riti” quasi lontani da lui.  Molto più importante sono per lui l’amicizia, non priva di conflitti e antagonismi, con Tarquinio, e soprattutto l’amore. Giovanna è quasi esclusivamente una voce, simbolo più che esperienza reale dell’amore (come il garofano rosso che dona ad Alessio), Zobeida (la donna con un nome «da mille e una notte»), è per Alessio l’amore vero, passione dell’anima e dei sensi. L’amore con lei è insieme un ingresso nel mondo adulto, attraverso la porta della sensualità, e al contempo un dolce ritorno all’infanzia, alla donna-madre, che alimenta nuovi racconti-favole.

In alcuni punti onirico e criptico, ma molto intenso.

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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