Alle fronde dei salici

Alle fronde dei salici

(Quasimodo)

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

 

Una delle più belle descrizioni della situazione dell’Italia dopo l’armistizio e la successiva occupazione nazista: una descrizione violenta, shockante come poche altre. Nella mente del lettore rimangono (pietrificate, avrebbe detto Ungaretti…) le immagini del figlio “crocifisso” e della madre urlante: il suo “urlo nero” (mai siniestesia fu più efficace) risuona agghiacciante nei nostri cuori, come in una scena di film horror… Solo che qui non si tratta di una finzione filmica, ma della cruda realtà…

Bravissimo e icastico Quasimodo!

 

latineloqui69