Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore

«Poeta fui, e cantai di quel giusto 

figliuol d’Anchise che venne di Troia, 

poi che ‘l superbo Ilïón fu combusto. 

Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?».

«Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»,
rispuos’ io lui con vergognosa fronte.

«O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume. 

Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore.»       

 Inferno (I, vv. 61-90)

Siamo nel I canto dell’Inferno, quindi nel canto proemiale della Commedia e all’inizio del lungo viaggio dantesco nell’aldilà.

Virgilio si presenta come poeta, citando la sua opera principale, l’Eneide, e Dante lo riconosce come maestro di stile, eternandone così (involontariamente?) la fama.

A mio modesto avviso, si tratta di una delle più belle pagine della Commedia dantesca: non solo per la bella presentazione del grandissimo poeta latino, cui Dante si rivolge in modo impacciato (con vergognosa fronte), rispettoso e commosso allo stesso tempo (O de li altri poeti onore e lume), ma per il senso di ammirazione che trasuda dai versi di questo passo (‘l lungo studio e ‘l grande amore/ che m’ha fatto cercar lo tuo volume). Noi lettori sentiamo quasi la commozione del poeta fiorentino, che incontrando il suo modello di stile (lo bello stilo che m’ha fatto onore) ha quasi la voce rotta dalla commozione (Tu se’ …/ tu se’ …): solo Dante poteva riuscire in un’impresa del genere!

 

latineloqui69