L’inizio del buio

 

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L’11 giugno 1981, poco dopo le 13, l’Italia resta paralizzata davanti alla tv. Durante il Tg2, da un pozzo nella campagna di Vermicino, vicino a Frascati, proviene l’urlo di un bimbo che chiama la mamma. “È il pianto di un bambino che si sveglia nella notte, nel cuore di un incubo mostruoso, senza sapere se quella che ha vissuto è realtà o cattiva fantasia. È il pianto di un bambino che viene deportato, che vede la mamma allontanarsi e poi sparire, dietro una curva. È il pianto di un bambino al quale un adulto ha fatto la più orrenda delle violenze. È tutti i pianti di tutti i bambini del mondo. Tutti in una volta. Tutti in un bambino solo. “Quell’urlo, le interminabili ore di angoscia che seguiranno, il nome del bambino – Alfredino Rampi – sono impressi a fuoco da trent’anni nella memoria degli Italiani, che forse non ricordano una coincidenza: mentre Alfredino precipita nel pozzo, nel tardo pomeriggio del 10 giugno, alle 19, a San Benedetto del Tronto un giovane antennista, Roberto Peci, viene rinchiuso nel bagagliaio di una 127 e condotto in una “prigione del popolo”, dove le Brigate rosse l’avrebbero “processato” e poi ucciso per vendicarsi del fratello Patrizio, il primo pentito delle Br.

Nel suo nuovo libro, Walter Veltroni racconta quelle due tragedie parallele. Ripercorrendo i luoghi e intervistando i protagonisti, rivela aspetti inediti e coglie nei due episodi l’inizio di quello che sarebbe diventata la televisione: il grande occhio che trasforma la realtà in reality.

Nel 1981 io ero molto giovane, ma ricordo BENISSIMO quel fatto di cronaca, le riprese ininterrotte da quel posto funesto, le urla di quel bambino prima più percepibili, poi sempre più fievoli, infine sostituite dal silenzio. Tale e tanta fu l’angoscia che quelle riprese scatenarono in me che quel bambino fu per me per anni una sorta di “amichetto” tragicamente perduto; per questo motivo sono anche andata a visitare, tanti anni dopo, la statua commemorativa (angosciante nella posa, ve lo assicuro) che si trova nella chiesetta di Vermicino.

Insomma, un libro per tornare indietro nel tempo e non dimenticare. Ancora un bel romanzo per la prolifica penna di Walter Veltroni.