Il treno dei bambini

“Tu ti devi svegliare da quel sogno, Amerì, la vita tua sta qua!”

treno bambini

“Il treno dei bambini” è il terzo romanzo di Viola Ardone, giovane insegnante di italiano e  latino al Liceo, ed è stato pubblicato da Einaudi nel 2019. Diventato subito “il caso editoriale” dell’ultima Fiera di Francoforte, è attualmente in corso di traduzione in ben venticinque lingue.

Ambientato nella Napoli del secondo Dopoguerra, racconta la storia di Amerigo Speranza, un bambino che per volontà della madre viene mandato a vivere al nord per un anno per sfuggire alla miseria, grazie all’operazione di solidarietà promossa dal Partito Comunista.

Protagonista del romanzo è un bambino di sette anni che vive  in stato di miseria, solo con la madre Antonietta. Il padre ha abbandonato la famiglia per cercare fortuna in America – dicono – e la madre, analfabeta, cresce Amerigo portando dentro il dolore per il figlio maggiore (Luigi) morto di bronchite prima che Amerigo nascesse. Per concedergli  la possibilità di costruirsi una vita lontano dalla povertà, Antonietta aderisce all’iniziativa dei “Treni della felicità promossi” dal Partito Comunista nel Secondo Dopoguerra, che ha portato oltre 70.000 bambini del Sud Italia ad essere accolti presso famiglie del centro-nord. Il treno su cui viaggia Amerigo, con gli amici Tommassino e Mariuccia, è diretto a Modena e lì il bambino viene ospitato da Derna, un membro del Partito Comunista locale, donna sola senza figli, che accoglie il bambino con affetto e calore. Insieme a Derna, è la famiglia di sua cugina a crescere Amerigo.

Nonostante la sofferenza per la lontananza dalla madre e la difficoltà di ambientarsi in un contesto così diverso da Napoli, Amerigo troverà la sua strada grazie a questa esperienza.

Chiave di volta per il suo futuro, sarà anche il violino che riceve come regalo di compleanno. Attorno a questo strumento (uno come un altro…)  gira TUTTA l’evoluzione della storia: il dono in sé, il suo rapporto con la madre, la sua ripartenza, il suo successivo percorso di vita (“Io non lo so mio padre che mestiere fa, ma decido che voglio fare anche io la musica, da grande”) e, soprattutto, la conclusione.

Libro prezioso, nel vero senso del termine: un’immersione quasi catartica nella Storia (la maiuscola iniziale NON è un refuso di stampa!), ma anche e soprattutto nel mondo degli affetti e della “corrispondenza d’amorosi sensi”. Visto dall’ottica di un genitore, poi…

Molto efficace anche la scelta di due diversissimi registri linguistici per le due macrosezioni della storia (le parti 1-3, anno 1946, e poi la parte 4, 1994). Infatti il libro, di 242 pagine, è scritto dal punto di vista del protagonista e riporta molte espressioni dialettali, che consentono al lettore di vivere la storia attraverso gli occhi (e la crescita e l’evoluzione del linguaggio) del bambino.

Meravigliosa (e inattesa) la conclusione.

Consigliatissimo. Complimenti all’autrice e grazie a chi me ne ha fatto dono!♥