Questo Novecento

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«Pensare alla fine del secolo ci costringe a sentirci piú responsabili; […] bisogna pensare al futuro senza pensare solo a noi stessi e nemmeno solo agli altri, ma a noi stessi insieme agli altri» (Vittorio Foa).

Un saggio storico che tratta in modo chiaro e completo la Prima guerra mondiale e l’Italia del Fascismo, la Resistenza e la pace, il “compromesso storico”, i nostri giorni (o quasi).

Nato da una serie di lezioni tenute a studenti delle scuole superiori, il saggio suggerisce stimolanti riflessioni sul rapporto tra memoria del passato e aspettative per il futuro.

Vittorio Foa è stato un politico, giornalista e scrittore italiano. È considerato uno dei padri della Repubblica.

Nel 1933 entrò in Giustizia e Libertà, movimento politico antifascista. Il 15 maggio 1935, all’età di 25 anni, venne arrestato a Torino in seguito alla segnalazione dello scrittore Pitigrilli, al secolo Dino Segre, spia dell’O.V.R.A., la polizia segreta fascista; fu quindi denunciato al Tribunale Speciale Fascista, che lo condannò a 15 anni di reclusione per attività antifascista (1936). Condivise la stessa cella con Ernesto Rossi, Massimo Mila e Riccardo Bauer, e nel frattempo sposò il liberalismo di Benedetto Croce. Le condizioni della reclusione furono durissime, con pesanti conseguenze sulla sua salute.

Dopo essere uscito dal carcere di Castelfranco Emilia (MO) nell’agosto 1943, prese parte alla Resistenza coi “fazzoletti verdi”. Nel settembre dello stesso anno entrò nel Partito d’Azione (PdA), di cui divenne segretario assieme a Ugo La Malfa, Emilio Lussu,Altiero Spinelli e Oronzo Reale (1945), e per il quale fu rappresentante presso il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Nel 1945 si sposa in prime nozze con Lisa Giua, da cui avrà tre figli, tra cui Renzo, futuro direttore de l’Unità che, successivamente, diverrà editorialista de Il Giornale.

All’Assemblea costituente, il 2 giugno 1946, fu eletto deputato del Partito d’Azione e, dopo lo scioglimento di quest’ultimo nel 1947, alla fine dello stesso anno passò al Partito Socialista Italiano (PSI), di cui fu dirigente nazionale e, per tre legislature deputato.

Partecipò alla fondazione del Partito Democratico nel 2007. Morì a Formia il 20 ottobre 2008. Ha detto di lui l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema: «un uomo che nel corso della sua vita, pur essendo ormai un pezzo della storia d’Italia, ha tuttavia continuato ad essere un innovatore che ha guardato con simpatia allo sforzo di rinnovamento politico e culturale della sinistra fino all’ultimo. Ci ha incoraggiato ad avere coraggio.» E il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano: «è stato senza alcun dubbio una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento.»

(dati biografici tratti da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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