Adelchi

adelchi

Adelchi è una tragedia storica scritta da Alessandro Manzoni, pubblicata per la prima volta nel 1822. Narra le vicende di Adelchi, figlio dell’ultimo re dei Longobardi, Desiderio, che si svolgono tra il 772 e il 774, anno della caduta del regno longobardo a opera di Carlo Magno (anch’egli protagonista della tragedia).

Manzoni cominciò a scrivere l’Adelchi il 4 novembre 1820, nel periodo in cui Vveniva stampata l’altra sua grande tragedia storica, Il conte di Carmagnola.

Trama:

Per ragioni di Stato Ermengarda, figlia di Desiderio (re dei Longobardi), viene ripudiata come sposa da Carlo Magno. Per vendicarsi, Desiderio vuole fare incoronare dal Papa i figli di Carlomanno (fratello di Carlo),  rifugiatisi presso di lui alla morte del padre. Carlo Magno manda un ultimatum a Desiderio, il quale rifiuta e gli dichiara guerra. Grazie al tradimento dei duchi longobardi l’esercito di Carlo Magno avanza verso Pavia. Ermengarda, che si era rifugiata presso la sorella Ansberga (Anselperga) nel monastero di San Salvatore a Brescia, viene a conoscenza delle nuove nozze di Carlo Magno e, in preda al delirio, muore. Sempre grazie all’aiuto di traditori, Carlo Magno riesce a conquistare Pavia e fa prigioniero Desiderio. Adelchi, che aveva prima cercato inutilmente di opporsi alla guerra contro i Franchi, combatterà poi fino alla morte. Condotto in fin di vita alla presenza di Carlo e del padre prigioniero, invoca, prima di morire, clemenza per il padre e lo consola per aver perduto il trono: non aver più alcun potere infatti non lo obbligherà più “a far torto o subirlo”.

Adelchi è una tragedia manzoniana che mette in scena la caduta del regno longobardo in Italia ad opera dei Franchi nell’VIII secolo. Il significato profondo della figura di Adelchi e del suo dialogo con il padre è importante e allo stesso tempo innovativo: riflette infatti sul fatto che anche loro, prima di essere stati sconfitti da Carlo e dai Franchi, si erano dovuti imporre su altre popolazioni. In quest’opera Manzoni inizia dunque a sviluppare il tema della “provvida sventura” e della Provvidenza che saranno poi il fulcro tematico dei Promessi sposi.

Qui la storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione religiosa della vita. Adelchi ed Ermengarda sono spiriti ricchi di contrasti fra ideali e sentimenti (la pace e la gloria per il primo, l’amore ancora vivo del marito per la seconda). Nelle tragedie manzoniane incontriamo due categorie di personaggi. I primi hanno un concreto senso della realtà e sono capaci di agire, restando insensibili alle voci del cuore, i secondi invece vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della loro complessa e travagliata personalità. Le due serie di personaggi rappresentano le due esigenze spirituali che Manzoni non è riuscito ancora a conciliare. La validità superiore degli ideali nei confronti degli egoismi e, insieme, l’incapacità di realizzarli. Adelchi, infatti, prima di morire, dirà che sulla terra “non resta che far torto o patirlo“.

Impossibile non ricordare poi la figura di Ermengarda, personaggio solo apparentemente secondario rispetto al fratello Adelchi. Manzoni ce la descrive come una donna innamorata, disperata per essere stata abbandonata dallo sposo tanto amato (in realtà il loro era uno dei tanti e usuali “matrimoni di interesse”) che, entrato in guerra con i Longobardi, l’aveva ripudiata e si era unito in matrimonio con un’altra donna.

Famosi i versi iniziali del coro dell’atto terzo (divenuti anche quasi “proverbiali”), nel quale Manzoni descrive la tragica fine della dolce e fragile Ermengarda che – incapace di sopportare le sue pene e il suo destino avverso -, mentre Desiderio e Adelchi combattono disperatamente contro Carlo, cade in un delirio che la porta alla morte, diventando così una sorta di “eroina romantica ante litteram“.

« Sparsa le trecce morbide
su l’affannoso petto,
lenta le palme, e rorida
di morte il bianco aspetto,
giace la pia, col tremolo
sguardo cercando il ciel »

 

“Importante” e significativo il contesto storico che Manzoni sceglie per la sua seconda oepra teatrale: l’Italia sotto l’occupazione longobarda (così come per I Promessi Sposi- di lì a poco- sceglierà l’Italia sotto l’occupazione spagnola).

Tragedia pessimistica ed angosciante come poche, ma catartica nel senso classico del termine.

Un saluto ai miei alunni del IIBL di quest’anno, che hanno aderito alla mia proposta didattica di lettura corale in classe e analisi della struttura del testo per casa: NON è stato per niente facile, ma ce l’abbiamo fatta!!! 😉

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

latineloqui69