Piccole donne_IL FILM

Nessuno dimenticherà Jo March!”

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Ho sempre adorato il romanzo della Alcott, che ricordo come uno dei primi “libri da grande” regalatomi dai miei. L’ho letto e riletto in varie e diverse età; ho scoperto con piacere il suo seguito “Piccole donne crescono”, quando mi arrivò per un compleanno poco tempo dopo; mi sono emozionata quando ho scoperto (ormai grande) che l’opera era diventata una tetralogia, con la pubblicazione di altri due volumi. All’epoca NON esisteva la Rete, quindi si attendeva con ansia il nuovo prodotto editoriale, sbirciando tra le colonne di libri ordinatamente esposte nelle grandi librerie. In una di quelle più rinomate di Roma mi capitò di scoprire che il mio sogno si era realizzato e potevo comprare altri due volumi di quella bellissima opera, che non a caso è stata considerata un classico della letteratura (tra le 100 opere fondamentali della cultura americana) e definita da Encyclomedia “specchio fedele dell’ingenuo sentimentalismo che anima l’America puritana di metà Ottocento”.

Scoprire qualche tempo fa che era stato fatto l’ennesimo adattamento cinematografico (il settimo, secondo wikipedia) mi ha fatto attendere con ansia il momento per poterlo vedere, per rispolverare la mia infanzia, ricordare antiche sensazioni, rivedermi coricata sul divano letto della mia cameretta-studio a leggere per ore e ore, spesso richiamata da mia madre che non sapeva più che fine avessi fatto…

Ma torniamo al film che ho finalmente avuto il piacere di vedere qualche sera fa su una nota piattaforma televisiva…

“Piccole donne” (Little Women) è un film del 2019 scritto e diretto da Greta Gerwig,  tratto dall’omonimo romanzo di Louisa May Alcott. Fanno parte del cast Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Tracy Letts, Bob Odenkirk, James Norton, Louis Garrel e Chris Cooper. NON conosco tutti gli attori citati, ma sicuramente sono rimasta colpita dalla grande bravura di Emma Watson (l’unica giovane che conoscevo) e dall’iconica presenza di Meryl Streep, una sicura certezza su ogni tipo di set.

La storia inizia a New York nel 1868. Josephine (detta “Jo”) March è una giovane insegnante che vive in una pensione e tenta di farsi strada come scrittrice, riuscendo tuttavia solamente a pubblicare brevi racconti presso un editore locale, il signor Dashwood. Jo ha molto talento, ma le sue opere hanno scarso successo a causa del suo essere donna, motivo per cui, pur di guadagnare qualcosa, si è oramai rassegnata a scrivere solo ciò che la gente vuole leggere; un coinquilino di Jo, il professor Friedrich Bhaer, tenta di farle capire che, per quanto talentuosa, non sarà mai una vera scrittrice finché non imparerà a scrivere con il cuore, ma Jo fraintende la critica e inizia a perdere fiducia in se stessa. Quello stesso giorno, Jo riceve un telegramma dalla sorella Meg che la prega di tornare a casa perché le condizioni di Beth, loro sorella minore, si sono aggravate. Mentre torna a casa, Jo ricorda la propria vita prima di trasferirsi a New York. Si torna quindi al 1861, nel Massachussets, dove le quattro sorelle Jo, Meg, Beth ed Amy March vivono nella spensieratezza della loro età. Sono molto diverse tra loro: Meg, la maggiore, è la più assennata, ancorché piuttosto vanitosa; Jo è una ribelle con la passione della scrittura; Beth, la terzogenita, è dolce, timida e appassionata di pianoforte; Amy, la minore, è viziata, esuberante e molto dotata per il disegno. Le sorelle vivono assieme alla loro madre Marmee mentre il padre è cappellano volontario nell’esercito unionista (ricordiamo esattamente qual è il cruciale momento storico?); la guerra si fa sentire molto anche sulla vita della famiglia, in perenne mancanza di denaro, ciononostante le sorelle, spronate dalla madre, fanno ciò che possono per aiutare i poveri della comunità e non si abbattono d’animo.

Mi ricordo che nella mia adolescenza mi piaceva immaginarmi come Jo. E se ci penso ora, alla mia veneranda età, mi rendo conto che è proprio quella che -nel mio piccolo- sono diventata… Allora è vero che i nostri modelli adolescenziali ci rispecchiano e poi ci formano?

Bah, forse sì…

(dati essenziali della trama tratti da wikipedia.org)