Alla stazione di Krecetovka

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Si tratta di un breve romanzo (o lungo racconto, come si dice in questi casi…)  composto dallo scrittore russo Aleksandr Solženicyn, che narra il momento in cui una denuncia immotivata ha posto fine al suo status di uomo libero.

Solženicyn stesso fu condannato nel periodo a otto anni di lavoro forzato nei gulag siberiani, rimanendo internato anche dopo il 1956, quando ebbe inizio il processo di destalinizzazione dell’Unione sovietica. La sua affermazione come autore internazionale è legata a Una giornata di Ivan Denisovič, in cui descrive le terribili condizioni dei reclusi nei campi di lavoro. Dopo un periodo di esilio negli USA, Solženicyn fece ritorno in Russia; il tema dei campi di concentramento sarà al centro di quello che forse è il suo lavoro maggiormente conosciuto, Arcipelago Gulag, pubblicato nel 1974.

In questa storia, si illustra dunque a chiare lettere la parabola morale di un “uomo sovietico” (rappresentato dal protagonista Zotov) nel quale il germe della sospettosità staliniana s’è tanto radicato da indurlo a commettere una mostruosa ingiustizia, senza alcuna remora di tipo morale o etico, anche se l’explicit lascia aperta la questione: “Ma per tutta la vita Zotov non poté mai dimenticare quell’uomo…”.

(dati biografici tratti da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

latineloqui69