Diversi 1938

TREVES_1938 Diversi

 

1938 Diversi, documentario storico per la regia di Giorgio Treves, ben si presta per una toccante lezione di Storia fuori dalle tradizionali e asettiche aule scolastiche. Al cinema, in un ambiente più efficace e “drammatico” (nel senso classico del termine), assistiamo silenziosi e attoniti alla presentazione della pagina più nera della storia italiana, quella delle leggi razziali promulgate dal Fascismo imperante negli anni Trenta dello scorso secolo, quello degli imperialismi, delle guerre mondiali, delle stragi. Un secolo lontanissimo da noi? Non così tanto come potrebbe sembrare…

Si parte da un contesto di apparente “normalità”, quello della  vita di tutti i giorni, fatto di convivenza sociale e di tacita accettazione. In quel momento storico  gli Ebrei ricordavano solo lontanamente di essere Ebrei. Erano Italiani, come tutti gli altri abitanti del Bel Paese. Ogni tanto qualcuno cercava di farli sentire diversi, ma non ci riusciva più di tanto, soprattutto dopo che anche la Santa Sede nei secoli precedenti li aveva “autorizzati” ad uscire da “luoghi a loro dedicati” (bell’eufemismo, no?) e a mescolarsi con gli altri, i cattolici. Poi, all’improvviso, l’aria cambia. Sicché il18 settembre 1938 Mussolini in un discorso da Piazza dell’Unità a Trieste nell’entusiasmo generale preannuncia le leggi razziali. All’inizio nessuno dà ad esse più di tanto peso, neanche gli stessi Ebrei, che pensano ad una delle tanti riemersioni dell’antisemitismo, come era sempre capitato nei secoli addietro…

Eppure stavolta è diverso. Stavolta questa ondata razzista è stata ben preparata da una grandissima capacità comunicativa: per mesi e mesi, infatti, la stampa, il cinema, le pubblicazioni in genere hanno fatto il loro lavoro sotterraneo, presentano l’Ebreo come il capro espiatorio di tutto, ridicolizzandolo, presentandolo come una “macchietta” umana, attraverso una vera manipolazione delle notizie ma anche un prezioso uso distorto del disegno e dell’immagine.

Attraverso testimonianze e interviste ai sopravvissuti allo sterminio (veri “miracolati” dal Cielo, o dalla sorte, se preferite…), lettura di documenti ufficiali, commento e contestualizzazione effettuata da storici di alto calibro, visione di contributi preziosi dell’Istituto Luce (“dux mea lux”?) Treves ci spiega come il razzismo scorresse latente nelle vene degli Italiani e fosse alla base della politica fascista persino nella costruzione del suo “impero” coloniale. Già nella guerra “di conquista”, la prima discriminazione si indirizzava verso le persone di colore: le persone della mia età ricordano bene il motivetto “Faccetta nera”, cantato dai propri nonni e bisnonni con orgoglio e a petto in fuori. Be’, anche quella canzonetta fu ad un certo punto vietata: perché fu più forte l’ideologia razzistica e discriminatoria… A quel punto il clima era perfetto e ottimale: così l’approvazione delle famigerate leggi razziali passa in una seduta di una quarantina di minuti. 40 minuti di generale approvazione. 40 minuti per decidere la sorte di tutti gli Ebrei italiani, colpevoli solo di essere nati Ebrei (come ripete ossessivamente la reduce e neosenatrice a vita Liliana Segre). Quindi DIVERSI.

Il documentario è diviso in capitoli chiaramente distiniti e consequenziali e utilizza anche i disegni per restituire le immagini del tempo, come quella di un bambino cacciato dalla sua classe perché non ritenuto degno di stare in mezzo agli altri, i puri, quindi superiori a lui, che mi sembra l’immagine migliore per rappresentare il senso di tutto il prezioso contributo cinematografico, con il quale il bravissimo Treves  vuole alimentare la memoria, permettere alle nuove generazioni di conoscere quello che anche i libri di scuola tendono a non approfondire (per mancanza di tempo? per vergogna? per scelta deliberata?).

Noi non possiamo che aderire all’invito, commemorando SEMPRE, ogni santo 27 gennaio e non solo, quello che la mente umana (anche italiana, non solo tedesca, non nascondiamoci dietro un dito…) è stata capace di concepire e realizzare e ricordando che “è successo. Quindi può succedere di nuovo” (Primo Levi). 

Nell’immagine finale, infatti, leggiamo non senza angoscia un terribile monito di Umberto Eco, che non può NON farci tremare: “Il fascismo può tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”.

Meditiamo, gente, meditiamo…