I sette peccati di Hollywood

7 peccati

Pubblicato da Longanesi nel 1958 con una prefazione di Orson Welles, I sette peccati di Hollywood è un’inchiesta che precorre i tempi facendo luce sul lato più oscuro del mondo dello spettacolo. Una giovanissima Oriana indaga tra i segreti dello star system americano, vivendo la quotidianità della dolce vita e penetrando a suo modo nell’inespugnabile microcosmo hollywoodiano.

Giunta a Roma per lavorare all’«Europeo» nel 1954, Oriana si crea velocemente nuove amicizie in quel piccolo universo frivolo e così distante da quello in cui aveva sempre vissuto: per smascherare gli «imputati» è necessario condividere la loro stessa vita, gli stessi locali, gli stessi lussi e capricci. È così che inizia a calarsi nella parte e a diventare un giudice che tra le star si confonde, una sorta di infiltrato che tutto vede e cerca di decifrare.

Per comprendere più da vicino lo star system, la Fallaci però non si accontenta della dolce vita romana: va più volte anche negli Stati Uniti, e comincia a introdursi sempre più di frequente a Hollywood per capire i meccanismi più nascosti, vedere senza filtri mediatici i personaggi che vi si muovono in maniera così disinvolta.

Ne nascono decine di articoli pubblicati sull’«Europeo», in cui la Fallaci-Mata Hari (a lei la paragona Welles, nell’introduzione al libro, per la bellezza, l’acume, la capacità di spiare e di passare inosservata) porta a galla gli aloni misteriosi di persone famose che cercano di dare di sé un’immagine studiata nei particolari, e che spesso non corrisponde a quella reale.

Si troverà molto di Marilyn Monroe nei Sette peccati di Hollywood (o Hollywood vista dal buco della serratura, come Oriana avrebbe voluto intitolare il libro), ma è stata l’unica capace di non farsi raggiungere dalla Fallaci («Chi dice Hollywood pensa subito a Marilyn Monroe. Ma è inutile che cerchiate in questo libretto un ritrattino o una intervista con Marilyn Monroe. Non c’è. Sono stata a Hollywood più di una volta, vi sono rimasta una lunga insopportabile estate, sono entrata nelle case dei divi, ho mangiato con loro, ho fatto il bagno nelle loro piscine. Ho subìto le loro lacrime, le loro bugie e la loro boria, ma non ho mai, dico mai, parlato a quattr’occhi con la signorina Jean Mortenson, in arte Marilyn Monroe»). E dire che l’ha cercata davvero a lungo.
Ha incontrato invece tutte le altre star di quegli anni, e di Hollywood è riuscita a dare un quadro preciso, speciale; senza però dimenticare che, come diceva il suo amico scrittore Bill, «Hollywood non esiste. […] Hollywood è uno stato mentale, un miraggio. Non si guarda Hollywood con gli occhi: ma col desiderio, l’invidia, la suggestione».

“A leggere oggi quel libro di Oriana ci si ritrova tutto il suo amore per la letteratura… Scritto più di cinquant’anni fa, sembra nato ieri, uscito da una penna fresca e molto contemporanea” (dalla prefazione di Maria Luisa Agnese).

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera)

latineloqui69