Il pataffio

“In nomine Patris et Filii et cetera et cetera”

il pataffio

“Il pataffio” è un film del 2022 diretto da Francesco Lagi, tratto dal romanzo omonimo di Luigi Malerba (pseudonimo di Luigi Bonardi (Pietramogolana, 11 novembre 1927 – Roma, 8 maggio 2008), uno scrittore e sceneggiatore italiano appartenuto al famoso movimento neoavanguardista del “Gruppo 63”.

Partiamo dal titolo. Sul vocabolario Treccani trovo: patàffio s. m. – Alterazione pop. (antica ma riesumata talvolta per uso scherz.) di epitaffio, iscrizione sepolcrale o iscrizione in genere.

A voi scoprire il motivo della scelta del titolo, dunque!

Interpreti e personaggi:

Lino Musella: Marconte Berlocchio
Giorgio Tirabassi: Belcapo
Viviana Cangiano: Bernarda
Giovanni Ludeno: Manfredo
Vincenzo Nemolato: Ulfredo
Daria Deflorian: Vecchia del Castellazzo
Alessandro Gassmann: Frate Cappuccio
Valerio Mastandrea: Migone.

TRAMA: Berlocchio di Cagalanza, uno stalliere figlio di stallieri, sposa donna Bernarda, grassissima figlia del Re di Montecacchione e per questo viene insignito dal suocero del titolo di Marconte (carica di nuovo conio) di Tripalle. Parte quindi, con moglie e seguito, per il castello di Tripalle che né Bernarda né tantomeno lui hanno mai visto. Il seguito (circa 25 persone) è composto da soldati, un consigliere (Belcapo) , un frate (Cappuccio) dall’aria infida e maligna, i comandanti della truppa (Manfredo e Ulfredo) che hanno grande affetto omosessuale l’uno per l’altro, alcune donne. Cavalli e muli facilitano gli spostamenti delle autorità, ma la gran parte cammina a piedi. In assenza di indicazioni precise, il viaggio è legato al caso e infatti essi giungono ad un castello che non è quello giusto; vengono respinti in malo modo dagli abitanti che li informano che quello è Castellazzo; la padrona è un vecchia che nega loro ospitalità per la notte e li indirizza dall’altra parte della vallata, dove è effettivamente Tripalle. Offeso dal rifiuto e dai suoi modi, Berlocchio ordina ai suoi militi di assaltare il castello e occuparlo, ma viene respinto con facilità e si rassegna a recarsi scornato verso Tripalle. Lì giunto, trova un gruppo di villici affamati e diffidenti, abituati ad autogestirsi, perché tutti i rappresentanti del re sono ormai morti da tempo; non pagano quindi tasse di nessun genere. Ad informare Berlocchio di tutto questo è Migone da Scaracchio, una specie di portavoce del gruppo (un efficacissimo Valerio Mastandrea), che sottolinea la situazione di fame di tutto il gruppo e la sua necessità di contenersi anche quando ci fosse del cibo per non soffrire di eccessi alimentari. Berlocchio è costretto ad entrare nel castello da un cunicolo sul retro perché la porta principale è bloccata dalla ruggine. All’interno c’è una quantità di animali (capre, pollame, addirittura una vacca in camera da letto) dei villici, che viene prontamente dichiarata propria da Berlocchio, malgrado le proteste di Migone. Il castello è comunque in pessime condizioni e il gruppo del Marconte, in attesa che esso venga ripulito, si rassegna a dormire all’aperto. Durante la notte Bernarda richiede la consumazione del matrimonio ma Berlocchio non ne ha la minima intenzione e rimanda tutto a quando la camera nuziale sarà riattata come di dovere; ma è chiaramente una scusa. Una brutta sorpresa li aspetta l’indomani: tutti le cavalcature sono scomparse, insieme alle provviste; non solo, ma entrando nel castello, stavolta dal cancello principale, non trovano più neanche il bestiame, salvo una gallina che cercano goffamente di catturare per sfamarsi. Convocato Migone, gli chiedono di indicare chi ha compiuto il misfatto, ma lui si rifiuta, asserendo che il bestiame appartiene ai legittimi proprietari. Viene allora appeso in una gabbia di ferro. Intanto il frate (un bravissimo Alessandro Gassmann),colpito da una sassata durante un sermone, si ritira a curarsi e viene raggiunto da Donna Bernarda, che gli confessa i suoi sogni erotici; il frate sta lì per approfittarne, lei è tutt’altro che restia, ma sul più bello arriva Belcapo (un sempre più bravo Giorgio Tirabassi) e i due si ricompongono appena in tempo.

E non è finita qui! Siamo a malapena ad un terzo del film!

Tra i riconoscimenti ottenuti: 2023 – David di Donatello: Premio alla miglior colonna sonora (Stefano Bollani); 2023 – Filming Italy Best Movie Award: Menzione speciale miglior attore commedia (Giorgio Tirabassi); 2023 – Borghi sul set: Menzione speciale.
2023 – Festival del Cinema Città di Spello: Premio migliori acconciature (Marco Perna), Premio migliori costumi (Mariano Tufano), Premio migliori musiche (Stefano Bollani).

In apparenza “solo” un film in costume; in realtà una bella pellicola carica di ironia, sarcasmo, ma anche tanta storia! Un modo comico ed efficace di raccontare un Medioevo ignorante, straccione e paesano, spesso anche un po’ cialtrone, che non potremmo MAI trovare in un libro di storia! Quindi complimenti al regista e sceneggiatore Francesco Lagi.

Io ci ho visto MOLTO (nel tema del viaggio e nell’ambientazione, anche se lì siamo nel Seicento…) il bellissimo ed evergreen “Il viaggio della sposa” di Sergio Rubini!

Da vedere!

(dati essenziali della trama tratti dalla relativa pagina di wikipedia)