Storia di chi fugge e di chi resta (L’amica geniale vol. 3)

L'amica geniale_Volume 3

L’amica geniale_Volume 3

 “Il mondo è profondamente ingiusto e bisogna cambiarlo”

123 capitoli per il cosiddetto “Tempo di mezzo”. L’incipit è un prezioso “gancio temporale”, necessario anche per i lettori più attenti e meticolosi: “Ho visto Lila per l’ultima volta cinque anni fa, nell’inverno del 2005. Stavamo passeggiando di buon mattino lungo lo stradone e, come ormai da molti anni, non riuscivamo a sentirci a nostro agio”. Narratrice è dunque ancora una volta Elena (Lenù). Protagoniste, ancora una volta, le due amiche Lila e Lenù, che ormai sono diventate donne, anche se in modo diverso: “su entrambe la vecchiaia aveva avuto la meglio, ormai”, ma mentre Lenù combatteva contro la tendenza a prendere peso, Lila era stabilmente pelle e ossa. Le scelte di vita delle due eroine ferrantiane (credo che sia un neologismo…) sono state polarmente diverse: Lenù e “chi fugge”, Lila è “chi resta”. La prima, infatti,  andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa, ha pubblicato un “audace” romanzo di successo e sta per sposare Pietro, un professore universitario di famiglia illustre e potente, e sta per andare a vivere a Firenze, “in una casa da signora”; la seconda, invece, si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, Gennaro, ha lasciato il marito, il “potente” Carracci, e l’agiatezza della giovinezza e ora vive una vita modesta con Enzo e lavora come operaia in condizioni durissime e inenarrabili, “sotto padrone”, per usare un’espressione molto in voga ai nostri giorni, che indica una condizione lavorativa che affonda le sue radici nell’alba dei tempi e non smette -purtroppo- di esistere… La prima vive fuori da Napoli e ogni volta che vi torna trova “una città sempre più di pastafrolla, che non reggeva i cambi di stagione, il caldo, il freddo, soprattutto i temporali” e una gente che “moriva d’incuria, di corruzione, di sopraffazione, e tuttavia, a ogni tornata elettorale, dava il suo consenso entusiastico ai politici che le rendevano la vita insopportabile”. La seconda resiste, affonda in quel degrado sociale, economico, morale, per combattere una sua battaglia personale, che la indurisce, la fa soffrire, ma la vede, come sempre, vincitrice su tutto e su tutti. A suo modo, come sempre, ma vincitrice. La prima, nel linguaggio malevolo delle chiacchiere del rione, era quella che se n’era andata, che aveva abbandonato il suo paese d’origine, si era messa a scrivere un “romanzo pruriginoso” e “pagine spinte”, viaggiava continuamente e inconcepibilmente da sola. Questo mondo di pregiudizi, cattiverie, malignità, invidia e ristrettezza mentale, Elena si trova a combattere e a sconfiggere. Da sola, contro tutto e contro tutti. Sicché, alla fine, non siamo più tanto convinti che la vera vincitrice sia l’amica geniale, la “bravissima” e inarrivabile Lila dei primi due volumi della saga…

La prosa è sempre quella che abbiamo imparato a conoscere nei due volumi precedenti della saga de “L’amica geniale”, il viluppo dei personaggi non è cambiato e talvolta capita che, leggendo, ci scappi un “E adesso questo/a chi è?”. Ambientazione e scenari sono sempre quelli: forti, spesso raccapriccianti, realistici sino all’osso, una sorta di “romanzo zoliano” dei nostri giorni. Non pensate, dunque, ad una lettura estiva, “da ombrellone”. Tuttavia, non perdetevela!