Il giardino dei Finzi-Contini

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Il giardino dei Finzi-Contini è un romanzo di Giorgio Bassani  del 1962, che  vinse il premio Viareggio nello stesso anno. Nel 1974 Il giardino dei Finzi-Contini confluì, con numerose varianti, ne Il romanzo di Ferrara, come terza parte della raccolta, nella quale l’autore accolse romanzi e racconti lì ambientati. Nuove modifiche furono operate da Bassani per l’edizione del 1976; altre ingenti variazioni apparvero pure nell’edizione definitiva del 1980.

Il racconto è ispirato alla storia vera di Silvio Magrini, presidente della comunità ebraica di Ferrara dal 1930, e della sua famiglia: la moglie Albertina, l’anziana suocera, il figlio Uberto. Borghesi, benestanti, di spirito patriottico – Silvio partì volontario nella Grande Guerra – abitavano nella villa descritta nel romanzo, col famoso giardino, il campo da tennis e il cane. Rimasti nella città estense dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938, la famiglia Magrini, in seguito all’armistizio dell’Italia con gli Alleati dell’8 settembre 1943 e l’occupazione nazista del Paese, subì il destino persecutorio di tanti altri ebrei italiani. Silvio, rimasto a Ferrara, a settembre venne internato all’Ospedale Sant’Anna e, a novembre, fu catturato dai nazifascisti, trasferito al campo di transito di Fossoli, caricato su un treno per Auschwitz col primo convoglio di Italiani e ucciso all’arrivo. La moglie Albertina, rimasta inizialmente in campagna con la vecchia madre, scoprì all’inizio del 1944 dell’arresto del marito e, angosciata per la sua sorte, tornò a Ferrara; nel marzo del 1944 fu arrestata da un gruppo di fascisti nella sua casa di via Borgo Leoni e finì anche lei uccisa ad Auschwitz.

Il primo testo fu pubblicato sul numero di febbraio della rivista Il Caffè politico e letterario nel 1955. Qui il protagonista è un giovane ingegnere milanese, Sandonnino, il quale è inviato dalla ditta di gomma sintetica per cui lavora a Ferrara, per un periodo di apprendistato; la storia della famiglia Finzi-Contini è narrata in terza persona.

L’inizio del romanzo è ambientato nel 1957 presso la necropoli etrusca di Cerveteri, vicino a Roma, dove il protagonista – narratore interno – si trova in gita assieme ad un gruppo di amici. Il suo pensiero, osservando le tombe etrusche, corre, per associazione d’idee, al cimitero ebraico di Ferrara in via Montebello e, più precisamente, alla tomba monumentale dei Finzi-Contini, che si trova in una parte abbastanza remota ma comunque visibile, riportandogli così alla memoria il tragico destino che ha travolto i membri di questa famiglia, oramai dimenticata. Infatti, solo Alberto, che egli conosceva, giace nel loculo.

Il romanzo si chiude con l’amaro ricordo della Seconda guerra mondiale. Alberto, già da tempo malato di tumore  maligno, morirà nel 1942 e sarà l’unico a riposare nella tomba di famiglia progettata dall’antenato Moisè Finzi-Contini, un architetto. Giampiero Malnate, arruolatosi nel 1941 nel corpo di spedizione italiano inviato in Russia, non tornerà mai più. L’intera famiglia Finzi-Contini verrà catturata nell’autunno del 1943 dai repubblichini e, dopo un breve periodo trascorso nel carcere ferrarese di via Piangipane, deportata nei campi di concentramento prima di Fossoli (Carpi), poi della Germania, destinati a morire nei lager nazisti.

Dal romanzo è stato tratto il film omonimo, diretto da Vittorio De Sica, per il quale Bassani scrisse alcuni dialoghi della sceneggiatura; ma, all’uscita del film, lo scrittore scoprì modifiche che lo indussero a far ritirare la propria firma dalla sceneggiatura, considerando la pellicola un tradimento dello spirito del romanzo.

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Due opere nel complesso diverse, ma complementari.

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

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