Il sapore del successo

“Sì, chef!”

Bradley Cooper in una scena del film

Bradley Cooper in una scena del film

 

“Il sapore del successo” (Burnt) è un film del 2015 diretto da John Wells e scritto da Steven Knight ambientato nel mondo della cucina “stellata”.

Il film all’inizio era intitolato “Chef”, ma nel luglio 2014 è stato reintitolato “Adam Jones” per non generare confusione con l’omonimo film di Jon Favreau. Nel luglio 2015 ha cambiato nuovamente titolo nel definitivo “Burnt”. In questo caso la traduzione italiana è molto più poetica dell’originale.

Adam Jones  (Bradley Cooper) è un noto chef, con due stelle Michelin, che ha visto fallire il suo ristorante di Parigi a causa della droga e dell’alcool. Dopo essere scomparso per tre anni, passati a New Orleans a sgusciare un milione di ostriche come penitenza, decide di rimettersi in gioco riaprendo un suo ristorante: subentra quindi come chef nel ristorante di Tony, un vecchio amico dei tempi di Parigi, che gestisce il ristorante “The Langham” a Londra. Quest’ultimo, che è ancora innamorato di Adam, accetta. Tra le condizioni per subentrare nel locale, ve ne è una imprescindibile: Adam dovrà sottoporsi settimanalmente a delle analisi che dovranno confermare che non sta facendo uso di alcool e droghe. Intanto Adam cerca di costruire una delle migliori “brigate di cucina”, comprendendo qualche giovane promessa della gastronomia, oltre all’italiano Max (Riccardo Scamarcio), appena uscito dal carcere per un’aggressione,  il francese Michel (a cui Adam anni prima ha fatto chiudere il ristorante mettendoci dei topi e chiamando gli ispettori sanitari) e la bella e brava Helene (Sienna Miller), giovane Sous-chef strappata ad un altro prestigioso ristorante di Londra, che cresce da sola una figlia a cui tiene molto e a cui vuole continuare a dedicare tempo. In tutto questo si inserisce anche lo spirito di concorrenza fra Adam e Reece, anch’egli collega dei tempi di Parigi.

Adam vuole (deve, secondo la sua ossessione personale e professionale) conquistare la terza stella Michelin e ce la mette tutta. Per questo capisce  – non senza qualche difficoltà personale – di dover cambiare il suo tradizionale menu (che Adam ha realizzato con un approccio che viene considerato superato e che verrà quindi rimodernato secondo le indicazioni di Helene), affrontare i comportamenti causati dal suo carattere, che lo portano ad umiliare i suoi collaboratori con frequenti attacchi di rabbia, ma anche “gestire” le sue “pendenze” con la vita precedente, che lo rincorre ancora, anche nelle fattezze di brutti ceffi di vario genere.

Nessuno spoiler sulla conclusione, che dovete godervi appieno.

Arricchiscono il film bellissime scene lavorative ambientate nella vividissima cucina del ristorante, ottime mise en place e perfetti impiattamenti (risulta, infatti, che la produzione del film si è avvalsa della consulenza di Marcus Wareing, come consulente executive chef ed ideatore dei piatti, e di Mario Batali e Gordon Ramsay, come consulenti executive chef).

In sintesi, un film da vedere non solo per la bravura di Cooper, ma  per il messaggio.

(dati essenziali della trama tratti dalla relativa pagina di wikipedia)