Una svedese in guerra

Una svedese in guerra. La storia de “L’Agnese va a morire”

una svedese

Toccante. Non trovo altro aggettivo per qualificare questo libro.  In più, per me esso ha un valore aggiunto dato dall’esperienza scolastica vissuta quest’anno, di cui ho parlato qui: https://lamattarocci.blogspot.com/2023/04/25-aprile-nel-1945-e-oggi.html

Emozionante leggere la storia di un bel film d’autore tratto da un bellissimo libro, “L’Agnese va a morire”, di Renata Viganò, che per me rappresenta uno dei capisaldi della letteratura resistenzialistica in Italia.

E non tanto e non solo per il fatto che l’autrice sia una donna (troppo poco conosciuta, ahimè), ma ANCHE per questo!

Grazie a lei impariamo una focalizzazione diversa sulla questione guerra, la guardiamo con un occhio diverso. Femminile, appunto. Ma non nel senso deteriore o semplicistico del termine, anzi!

Ma torniamo alla genesi del film: Massimo Recchioni ricostruisce il clima di realizzazione di quel capolavoro del Neorealismo: “Agnese, di fatto ci (sul set, n.d.r.) viveva giorno e notte. Era una “tosta”, bicicletta, stracci addosso e via, in perfetto metodo di lavoro Stanislavskij”. Secondo il fondatore del Teatro d’arte di Mosca, l’attore non deve recitare il personaggio, ma deve diventare il personaggio! E questo era “il clima di veridicità che Giuliano Montaldo regolarmente pretendeva” (pag. 113, testo e nota).

Bellissima la sezione del libro intitolata “C’ero anch’io!”, in cui ritroviamo interviste e testimonianze di Rosalino Cellamare (il cantante Ron), Alfredo Pea, Ninetto Davoli (il partigiano romano chiamato “La Disperata”), Ingrid Thulin (l’attrice che impersona Agnese), Stefano Satta Flores, Michele Placido (nel ruolo di Tom, un giovane partigiano), Nicola Badalucco e Umberto Turco. E poi una bella appendice dedicata al Maestro Ennio Morricone!

Insomma, un libro che merita e meriterà sempre la lettura, l’approfondimento, la riflessione. Soprattutto la riflessione: su ciò che siamo e ciò che siamo stati.