Morire di razzismo

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Nella foto un ragazzo come tanti, di nome Seid Visin, ex giocatore nelle giovanili di Milan, Inter e Benevento. Nato in Etiopia, a sette anni una coppia di Nocera Inferiore lo aveva adottato. Qualche giorno fa, poco più che ventenne, si è ucciso perché soffriva di una malattia ancora incurabile, purtroppo: il razzismo.

Abbiamo capito benissimo. Nel 2021 in Italia, mentre facciamo la corsa contro il tempo per trovare l’ennesimo vaccino contro una pandemia che ci ha colti di sorpresa e ha falcidiato la popolazione mondiale, c’è ancora chi non riesce a guarire da una piaga mondiale che ha radici antichissime ed esecrabili, il razzismo.

Il Corriere della Sera ha riportato alcuni passi di una sua lettera scritta prima di compiere l’ultimo gesto.

“Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone.

Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa, come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco. Mi hanno portato a fare battute di pessimo gusto su neri e immigrati come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati.

Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua rispetto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente ‘Vita’”.

Dunque, per ricapitolare, nel 2021 in Italia, mentre facciamo la corsa contro il tempo per trovare l’ennesimo vaccino contro una pandemia che ci ha colti di sorpresa e ha falcidiato la popolazione mondiale, c’è ancora chi non riesce a guarire da una piaga che ha radici esecrabili ed antichissime, il razzismo.

Tragedie come queste non hanno bisogno di essere commentate, analizzate, eviscerate. Possiamo solo meditare su ciò che siamo e ciò che siamo diventati…

Riposa in pace, caro ragazzo. E perdonaci, se puoi.