Il tuttofare

“è tutto intestato alla iena…”

tuttofare

“Il tuttofare” è un film del 2018, opera prima dello sceneggiatore Valerio Attanasio, che ha come protagonisti Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci e Clara Alonso. Pare che la trama trovi ispirazione letteraria nel “Lazarillo de Tormes “(1554), primo romanzo picaresco di autore ignoto, che narra le vicende di un giovane vagabondo disposto a utilizzare mezzi leciti e illeciti per sopravvivere nella Spagna del XVI secolo sconvolta da una grave crisi economica. Ovviamente l’ambientazione è completamente diversa e ci porta ai nostri giorni, raccontandoci il vizio “endemico” (così lo definisce Castellitto) della nostra società: le raccomandazioni (“segnalazioni, si chiamano segnalazioni!”), cui seguono, per naturale effetto domino, disoccupazione, svalutazione delle competenze ac similia.

Il protagonista, infatti, non è il “chiarissimo” professor Toti Bellastella, ma il giovane Antonio Bonocore, un praticante legale che lavora – senza contratto e per 300 euro al mese – come assistente del professore, principe del foro e docente di Diritto penale. Per Bellastella Antonio fa di tutto, comprese la spesa e la preparazione di pasti gourmet, precipitandosi ogni giorno dall’agro romano al centro della Capitale dopo due ore di trasporti pubblici. Ma il suo zelo polivalente non basta: per fargli compiere il salto di qualità Bellastella propone al giovane praticante il sacrificio personale di sposare la sua amante argentina  e permetterle di acquisire la cittadinanza italiana. Antonio deve quindi mediare fra la sua coscienza e il desiderio di affermarsi in un mondo dominato dalle raccomandazioni. Le conseguenze di tale decisione saranno decisive, ovviamente, non solo per la sua incolumità, ma anche e soprattutto per la sua visione della vita. Alla fine del film, infatti, sarà un altro uomo, come nei tradizionali romanzi di formazione ottocenteschi e non solo…

Sul web ho trovato solo recensioni positive. Ne riporto alcune:

Su Il Messaggero Francesco Alò promuove il film, lodando l’interpretazione dei due protagonisti: «Attanasio, classe 1978, dimostra già maturità alla regia. Castellitto è sublime nel creare questo mostro dall’irresistibile carisma mentre Poggi è bravo a reggere il ritmo di questo nostro fuoriclasse del grottesco. Che coppia. Che film.»

Su Comingsoon.it Antonio Bracco scrive che il film «azzecca perfettamente toni e umori, prima di tutto grazie a una sceneggiatura dal ritmo sostenuto con personaggi brillanti. Attanasio investe nella costruzione generale, raccoglie risultati quando i nodi vengono al pettine e dimostra di conoscere i confini della commedia brillante fermandosi sempre un passo prima della farsa».

MyMovies loda l’interpretazione di Sergio Castellitto che «costruisce un personaggio (…) spassoso ma che non concede nulla all’empatia del pubblico: un cattivo carismatico che non strizza l’occhio agli spettatori e non li invita subliminalmente all’emulazione».

Gianni Canova scrive sul personaggio interpretato da Castellitto: «Un mostro. L’ultimo erede di quell’interminabile galleria di mostri che dalle commedie ciniche di Risi e Monicelli fino ai giorni nostri ha dato voce e volto a una certa idea di italianità. L’avvocato Toti Bellastella appartiene alla loro genìa: cialtrone e vanesio, esercita la professione forense con una spregiudicatezza amorale impressionante e nasconde sotto l’habitus rispettabile di professore ordinario di Diritto Penale una congenita vocazione alla corruzione, al compromesso, all’inganno, all’ossequio nei confronti dei potenti e al disprezzo nei confronti dei più deboli. (…)»

Wired parla di «un set di battute, controbattute, affermazioni e a volte silenzi estremamente credibili e mai adagiati sulle scelte più banali».

Serena Nannelli su Il Giornale scrive che il film “dotato di splendide premesse regala svariati momenti divertenti […] Castellitto, nei panni del cinico e suadente mascalzone, giganteggia: è davvero spassoso e regala una performance che discende direttamente da quelle di grandi attori della nostra tradizione come Tognazzi, Gassman e Sordi. Egocentrico e abietto, tiranneggiato dalla ricca moglie (Elena Sofia Ricci), il suo Bellastella è una sorta di carismatico Azzeccagarbugli contemporaneo. […] quando, a un certo punto, una svolta narrativa lo fa sparire, il vuoto si sente. Guglielmo Poggi, da solo, per quanto bravo e convincente, non è in grado di reggere tutto il peso di un film che inizia a girare a vuoto, investendo nel ritmo frenetico e nell’accumulo di vicissitudini rocambolesche”. CONCORDO: anche io ho pensato proprio all’Azzeccagarbugli manzoniano, arricchito” del cinismo che caratterizza la nostra società!

Michele Anselmi su Cinemonitor definisce Il tuttofare «un film adrenalinico, satirico, survoltato, a tratti davvero divertente, che rilancia continuamente sul piano delle trovate e delle trovatine sceneggiatorie, quasi a non far prendere fiato […] sembra un episodio allungato dei “Mostri” di Risi, o dei “Nuovi mostri” se preferite, naturalmente riveduto e corretto alla luce dell’odierna “lotta per la sopravvivenza»

Insomma, una serie di lodi e celebrazioni di vario genere. Poche parole, in realtà, sono state spese per la protagonista femminile, Elena Sofia Ricci, che io ho trovato deliziosa nel suo ruolo di moglie ricca e benestante, mantenitrice del marito in quanto blasonata rispetto a lui, ma anche cinica, avida, taccagna. Una iena, appunto. Che probabilmente è perfettamente a conoscenza dei tradimenti e della grettezza del marito, ma non se ne cura, presa com’è dallo scorrere della sua vita patinata… Insomma, un mito, anche nel gergo, che la contraddistingue alla perfezione!

Insomma, due ore di risate garantite. Dopo i titoli di coda, tuttavia, scatta il momento della riflessione interna: personale, psicologica, sociale. Ti viene da chiederti: ma veramente siamo messi così? Purtroppo sì….

 

(dati del film, immagini e recensioni tratti da wikipedia.org)