Penguin Highway

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“Io diventerò un adulto esemplare”

Penguin Highway (ペンギン・ハイウェイ Pengin Haiwei) è un anime giapponese, diretto da Hiroyasu Ishida e tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi scritto da Tomihiko Morimi, vincitore nel 2010 del Gran Premio SF giapponese.

La trama è a tratti interessante, a tratti inverosimile. Il protagonista è un bambino di tredici anni incredibilmente studioso e diligente di nome Aoyama. Figlio di uno scienziato, quindi “figlio d’arte” nel suo modo di approcciarsi alla vita, molto attivo, ha un modo tutto suo di vedere e conoscere il mondo: a differenza di altri suoi compagni, che passano le giornate a giocare, a divertirsi, a bullizzare i “diversi”, studia senza sosta e tiene dei quaderni su cui annota quotidianamente le sue osservazioni, i suoi esperimenti e le sue esplorazioni compiute con il compagno di classe Uchida. Un giorno d’estate alcuni pinguini compaiono all’improvviso e senza apparente motivo nella città in cui vive: il ragazzino inizia ad indagare su quelle misteriose apparizioni finché non scopre che sono in qualche modo creati da una ragazza che lavora come infermiera nello studio dentistico da lui frequentato, che lui chiama affettuosamente “la sorellona”. Grazie all’aiuto della sua compagna di classe Hamamoto, Aoyama si inoltra in un bosco popolato da strane creature e in cui si verificano fenomeni misteriosi, il più sorprendente dei quali è quello di un’enorme sfera d’acqua (che loro chiamano “il mare”) che galleggia a mezz’aria al centro di una prateria e sembra comportarsi come un essere vivente. Aoyama decide di studiare la sfera con osservazioni quotidiane, finché non arriva alla conclusione che i pinguini, la sorellona, le creature del bosco e la sfera sono fenomeni sovrannaturali collegati fra loro.

Alla fine, dunque, tutto si risolve, in un modo o nell’altro, e solo alla fine del film capiamo che quella risoluzione ha a che fare con il percorso di crescita di Aoyama: ciò che durante i primi anni della sua adolescenza (di cui riconosciamo i segnali in primis dai primi “turbamenti” e dalla prime pulsioni ormonali del ragazzo di fronte al grande seno della sorellona, che attira -anche pesantemente- i suoi sguardi…) era fonte di paura, terrore, sgomento, diventa chiaro qualche tempo dopo, quando lui ha raggiunto qualche certezza e punto d’appoggio nel faticoso percorso di costruzione del sé. Una grande metafora, dunque, sulla crescita e sulla vita in generale.

Resta da spiegare (io non ci sono riuscita) il motivo esatto per cui sono stati scelti i pinguini: perché proprio loro? Solo per il fatto che sono animali evidentemente fuori luogo in un contesto geografico come quello? Mi sembra una spiegazione riduttiva, ma non ne ho trovate altre…   In generale, il film ha ricevuto un’ottima accoglienza critica sia in Giappone sia in Italia, con un punteggio di 7.5 (corrispondente a “Very Good”) su ANN. In particolare, il pubblico giapponese ha apprezzato il tenero rapporto simile a quello madre-figlio fra la sorellona e Aoyama, lodato anche dalla fumettista Moto Hagio, mentre quello italiano si è maggiormente concentrato sulla resa molto innovativa dei temi soprannaturali e fantascientifici del film.

In conclusione, quindi, un film a suo modo davvero prezioso…

(Dati e linee essenziali della trama tratti da wikipedia.org)