Proibito parlare

TITOLO COMPLETO: PROIBITO PARLARE. Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka: le verità scomode della Russia di Putin. Prefazione di Adriano Sofri.

proibito

“Io vivo la mia vita e scrivo di ciò che vedo”.

Lo confesso: prima di leggere le opere di Roberto Saviano e sentire i suoi interventi in TV, non conoscevo nenche il nome di questa importante giornalista.

Anna Stepanovna Politkovskaja (in russo А́нна Степа́новна Политко́вская; New York, 30 agosto 1958 – Mosca, 7 ottobre 2006) è stata una giornalista russa, molto conosciuta per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Nei suoi articoli per Novaja Gazeta, quotidiano russo di ispirazione liberale, Politkovskaja condannava apertamente l’Esercito russo e il Governo russo per il non rispetto dimostrato dei diritti civili e dello stato di diritto, sia in Russia che in Cecenia. Nel settembre 2004, mentre si sta recando in volo a Beslan durante la crisi degli ostaggi dopo aver bevuto un tè datole a bordo viene improvvisamente colpita da un malore e perde conoscenza. L’aereo è costretto a tornare indietro per permettere un suo immediato ricovero. Si suppone un tentativo di avvelenamento, ma la dinamica dell’accaduto non verrà mai chiarita del tutto. Nel dicembre 2005, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna sulla libertà di stampa denuncia:

« Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare. »

In un saggio che verrà pubblicato postumo nel 2007, in una raccolta a cura del PEN American Center, Politkovskaja scrive:

« Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all’estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d’incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un’indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all’aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci. »

Nello stesso saggio dice di non considerarsi “un magistrato inquirente“, ma piuttosto “una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo“, dal momento che – continua – in Russia “i servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico“.

Il 7 ottobre 2006, Anna Politkovskaja viene assassinata nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. La sua morte, da molti considerata un omicidio operato da un sicario a contratto, ha prodotto una notevole mobilitazione in Russia e nel mondo, affinché le circostanze dell’omicidio venissero al più presto chiarite, cosa che ancora non è accaduta.

Secondo fonti dell’intelligence la giornalista era su una lista di persone scomode da eliminare assieme ad Alexander Litvinenko e Boris Berezovski, effettivamente poi eliminati in circostanze mai chiarite ed altri attualmente sotto protezione in Europa

Anna Politkovskaja aveva una forte determinazione nel dare testimonianza e priorità alle cose “vedute con gli occhi e toccate con mano”, molto più delle proprie opinioni di donna e di giornalista. Le sue parole arrivano dritte al cuore dei lettori e degli ascoltatori, poiché la Politkovskaja utilizza un linguaggio schietto, rigoroso e chiaro, volto a far rivivere l’evento stesso descritto nelle proprie inchieste. È la stessa giornalista a dichiarare di aver dato vita ai propri libri attraverso una catalogazione di “appunti disordinati ai margini della vita in Russia”. La Politkovskaja ha sempre voluto rivendicare con i suoi scritti il proprio modo di essere testimone: testimone perché partecipe, non una semplice spettatrice.

Per questo motivo, “Proibito parlare” risulta testimonianza preziosa per tutti noi (lo percepiamo anche solo “a pelle”), pur risultando di difficile lettura e ancorà più ardua comprensione: raccolta di alcuni dei suoi articoli più sconvolgenti ed emozionanti, racconti agghiaccianti di episodi mai chiariti e poco noi a noi “occidentali” ed “eurocentrici”, che non sappiamo molto del clima quotidiano di abusi e violenze che hanno cartterizzato la Russia di un certo periodo storico.

Per ricordare chi ha pagato con la vita la sua scelta di vita.

 

latineloqui69