E anche Papa Benedetto XVI ci lascia…

Addio, Papa Ratzinger

Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI

Il 2022 non poteva chiudersi in modo peggiore: da qualche giorno prima di Natale le precarie condizioni di salute di Papa Ratzinger si erano notevolmente aggravate; il 31 dicembre alle ore 9:34 nel monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, ci ha lasciato, all’età di novantacinque anni…

Da giorni prosegue il flusso ininterrotto di persone (non necessariamente fedeli) che stanno andando a rendergli l’estremo saluto. “Tra i primi visitatori il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Poi l’omaggio anche del titolare della Farnesina Antonio Tajani ma anche altri rappresentanti politici hanno annunciato la loro presenza. (…) Tra i pellegrini anche i turisti che in questa stagione di vacanze di fine anno già si trovavano a Roma. E se le guide invitano a tralasciare l’ingresso in basilica “perché ci vuole davvero troppo tempo”, qualcuno non desiste e si mette in fila lo stesso anche per vivere un momento per certi versi storico, perché Benedetto è comunque il primo Papa emerito della storia”. (articolo firmato F.Q. su “Il Fatto Quotidiano del 2-01-2023)

“La gratitudine delle persone dimostra quanto fosse apprezzato”: ho letto questo commento sul web. Ed effettivamente non può trattarsi solo di curiosità. Dobbiamo immaginare che sia stato realmente amato, nonostante il suo pontificato breve.

Di seguito provo ad operare un sintesi del grande personaggio.

Papa Benedetto XVI, in latino: Benedictus PP. XVI, in tedesco: Benedikt XVI; nato Joseph Aloisius Ratzinger (Marktl, 16 aprile 1927 – Città del Vaticano, 31 dicembre 2022), è stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d’Itali dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013. Settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, Benedetto XVI ha tuttavia rinunciato al titolo di patriarca d’Occidente impiegato dai suoi predecessori.

Affermato professore di teologia, partecipò al Concilio Vaticano II e successivamente prese parte attiva alle riviste Concilium e Communio, della quale fu tra i fondatori.

Decano del collegio cardinalizio dal 2002, con il conclave del 2005 succedette a papa Giovanni Paolo II. Secondo la ricostruzione più puntuale del conclave, raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli, il cardinale più votato dopo Ratzinger sarebbe stato l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio (futuro papa Francesco, suo successore), mentre gli altri candidati (come Carlo Maria Martini, Camillo Ruini e Angelo Sodano) avrebbero ricevuto poche preferenze.

Perché scelse di chiamarsi Benedetto? Ecco qui le risposte nelle parole dell’interessato:

«Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti.»

«Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande “Patriarca del monachesimo occidentale”, san Benedetto da Norcia, compatrono d’Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio e le sante donne Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. La progressiva espansione dell’ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del Cristianesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.»

Un segno di forte discontinuità con la tradizione araldica papale è dato dall’introduzione per la prima volta di una mitra, sopra lo scudo, in sostituzione della tiara papale, sempre presente negli stemmi dei precedenti pontefici, Secondo alcuni commentatori, tra i quali lo storico Giorgio Rumi, Benedetto XVI avrebbe scelto volutamente la mitra «a segnare una maggiore vicinanza ai Vescovi» per ricordare che il papa è unus inter pares, oltre che per eliminare gli “orpelli e i segni rinascimentali”, per propugnare un pontificato in “stile francescano”.

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Nel marzo 2006 papa Benedetto XVI iniziò a ridimensionare la Curia romana con la fusione di quattro Consigli pontifici esistenti: il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti fu riunito inizialmente al Pontificio consiglio della giustizia e della pace sotto la presidenza del cardinale Renato Raffaele Martino fino al 2009.

In uno dei primi atti del suo pontificato nell’esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis (2007), discutendo dell’utilizzo della lingua latina, in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II, ne viene raccomandato l’uso, per manifestare l’universalità e unitarietà della Chiesa, durante le “grandi celebrazioni” che avvengono nel corso degli incontri internazionali, a eccezione delle letture, dell’omelia e della preghiera dei fedeli. L’utilizzo viene raccomandato anche per le preghiere più note della tradizione, ed eventualmente per l’esecuzione di canti gregoriani nelle liturgie; viene altresì richiesto che la preparazione dei sacerdoti nei seminari includa la comprensione e capacità di celebrare la messa in latino.

Intransigente la sua posizione relativamente alla morale sessuale: il 29 novembre 2005 il Vaticano approvò definitivamente il documento con cui la Chiesa cattolica vietava l’accesso ai seminari a tutte le persone che «praticano l’omosessualità», hanno «tendenze omosessuali profondamente radicate» o che sostengono «la cosiddetta cultura gay» («Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l’espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un’adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere state chiaramente superate almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale»).

A partire dal 22 maggio 2008, festa del Corpus Domini, il pontefice ha sempre comunicato i fedeli seguendo la tradizione: essi, inginocchiati davanti a lui, hanno ricevuto la particola consacrata non sul palmo delle mani, ma direttamente in bocca. Questa modalità evidenzia maggiormente il significato dell’Eucaristia come rinnovato sacrificio di Gesù, ed evita eventuali dispersioni, manomissioni e dissacrazioni del corpo di Cristo.

Ratzinger è stato inoltre il primo pontefice a chiedere esplicitamente scusa alle vittime di abusi da parte di ecclesiastici e ad incontrarle più volte, presentando la Chiesa in atteggiamento penitenziale. Già a meno di un mese dall’elezione al soglio pontificio nel 2005, Ha mostrato grande decisione contro il fenomeno degli abusi, ad esempio allontanando dalla Chiesa diversi religiosi responsabili di abusi sessuali su minori, stabilendo inoltre norme e linee guida più stringenti contro questi casi.

Ancora, ha assunto un ruolo di primo piano nell’insegnamento e nella spiegazione della fede cattolica (la sua bibliografia è davvero sconcertante…), e ancora nella ricerca di soluzioni ai problemi di discernimento della fede. Un ruolo che ha assunto attivamente anche in virtù della sua fama di teologo e del suo precedente incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il 28 maggio 2006 si è recato, nel corso di una visita in Polonia, nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Nel corso della preghiera in ricordo delle vittime del nazismo, ha detto:

«Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? È in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa.»

 

Nel concistoro ordinario dell’11 febbraio 2013 annunciò la rinuncia «al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro», con decorrenza della sede vacante il 28 dello stesso mese. La notizia fu comunicata dal papa in latino durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto e di altri tre beati, seguendo le regole previste dal Canone 332 del Codice di Diritto Canonico, che al comma 2 richiede «che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata»
(LA)
«Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vita communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum.

Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse

(IT)
«Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.

Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20.00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.»

(Papa Benedetto XVI, Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, 11 febbraio 2013)

È stato l’ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, se si considerano unicamente i casi dei papi di cui si hanno fonti storiche certe o molto attendibili: Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII (nel 1415). Al soglio pontificio gli è succeduto Papa Francesco, eletto il 13 marzo 2013.

Dopo le dimissioni, il suo titolo diventò quello di “sommo pontefice emerito” o “papa emerito” (con l’appellativo nel suo significato etimologico e proprio, quello del termine emeritus in lingua latina), mentre il suo trattamento rimase quello di “Sua Santità”.

5 luglio 2013: incontro tra Papa Francesco e Papa Benedetto XVI per l'inaugurazione della statua di San Michele Arcangelo

5 luglio 2013: incontro tra Papa Francesco e Papa Benedetto XVI per l’inaugurazione della statua di San Michele Arcangelo

Noi lo ricorderemo anche come “il primo papa sui social”: nel dicembre del 2012 il Vaticano annunciò che anche il pontefice aveva iniziato a scrivere sui servizi di rete sociale e precisamente su Twitter con l’account @Pontifex. Il suo primo tweet è stato fatto il 12 dicembre col testo: «Cari amici, sono contento di stare in contatto con voi tramite Twitter. Grazie alla vostra generosa risposta. Vi benedico tutti con tutto il mio cuore.» Il 28 febbraio 2013, giorno della sua rinuncia al pontificato, i tweets di Benedetto XVI furono archiviati e l’account @Pontifex riportò la scritta “Sede Vacante”. Papa Francesco, una volta insediato, ha deciso di recuperare l’account @Pontifex.

Oggi giovedì 5 gennaio i suoi funerali, affollatissimi, anche se il morto ha lasciato indicazioni che siano più semplici e sobri possibile.. La salma è stata sepolta nelle Grotte Vaticane, nella stessa cappella che aveva ospitato le spoglie di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

 

CURIOSITà: Papa Ratzinger ha avuto sicuramente un triste ma innegabile primato: è stato il primo papa (seppur emerito) il cui funerale è stato officiato da un altro papa: il suo successore in carica già da quasi dieci anni.

 

IRONIA DELLA SORTE:  Il traduttore di Papa Benedetto XVI è deceduto il giorno dopo la sua morte. Teologo e diacono, Giulio Colombi è morto a 97 anni il giorno dopo la scomparsa di Papa Benedetto XVI. Con le sue traduzioni, aveva contribuito a far conoscere Joseph Ratzinger anche in Italia.

 

Addio, Papa Ratzinger. Grazie di tutto quello che ci hai lasciato.