La tenerezza

“Ai bambini si può dire tutto. Tu gli leggi la Divina Commedia e sembra che non capiscano nulla. Poi dopo una settimana ti dicono di essere Paolo e Francesca”. 

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Il film di Gianni Amelio, del 2017, inizia e finisce con la voce profonda e intensa di Giovanna Mezzogiorno. E già questa è una garanzia di qualità del film e di competenza del regista, che davvero  non poteva scegliere meglio per l’incipit e l’explicit della sua opera…

E in effetti parliamo di un film pluripremiato. Ha ottenuto, infatti, vari premi. Nel 2018 David di Donatello
(Migliore attore protagonista a Renato Carpentieri).  Nel 2017 Nastro d’argento (Miglior film,  Miglior regista a Gianni Amelio, Miglior attore protagonista a Renato Carpentieri, Miglior fotografia a Luca Bigazzi). E mi fermo qui, ma ce ne sarebbero altri da citare…

Si tratta di un lungometraggio liberamente tratto dal romanzo di Lorenzo Marone “La tentazione di essere felici”, pubblicato nel 2015. Ambientato nella Napoli borghese, vede come attori protagonisti Renato Carpentieri, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Elio Germano e Greta Scacchi. La canzone sui titoli di testa è “Mia Fora Thimame” (Μια φορά θυμάμαι) di Giannis Spanos e Giorgos Papastefanou eseguita dalla cantautrice greca Arleta.

Tutto gira intorno a Lorenzo, un anziano avvocato in pensione, ha appena avuto un infarto ma in ospedale si rifiuta di parlare con i figli Elena e Saverio, con i quali non ha rapporti. L’unico parente con il quale ha rapporti affettuosi è Francesco, il figlio che Elena ha avuto mentre studiava in Egitto per diventare interprete. Tornato a casa, Lorenzo fa in modo molto originale la conoscenza di Michela (“Leopardi, Il passero solitario. Non l’avete studiato a scuola?”), la sua nuova vicina di casa molto “popolare” (“Io sono di Ostia, Ostia centrale: ci passa anche il trenino…”), che si è trasferita con il marito Fabio e i due figli nell’appartamento vicino al suo, mentre lui era in ospedale. Lorenzo si affeziona a questa famiglia proveniente dal nord, soprattutto a Michela che lo invita a sorridere di più (“Sorrida, sorrida un po’! Di più!”), dimostrandosi un’affettuosa presenza nella sua vita solitaria. Ben presto Lorenzo scopre che Fabio, nevrotico ingegnere, non è in grado di legare con i figli, proprio come lui. Una domenica, parlando con Michela, Lorenzo le confida che quando i suoi figli erano bambini, li amava moltissimo, ma una volta cresciuti se ne è completamente distaccato (“Stavo male al posto loro. Poi sono cresciuti e ho smesso di amarli…”.). Michela ipotizza che sia una difesa psicologica per non provare dolore nel vederli soffrire. Ad un certo punto, però, il focus della narrazione si sposta su Lorenzo, solo apparentemente un padre come tanti, in realtà un personaggio dissociato e infelice dentro. NON ce ne accorgiamo subito, perché è molto bravo a lasciar trasparire della sua vita solo l’immagine della “famiglia da Mulino Bianco”. Da una scena in particolare in poi, tuttavia, noi capiamo che c’è qualcosa che non va… Ovviamente NON aggiungerò altro…

La bellissima conclusione, invece,  ci insegna cosa sia realmente la TENEREZZA, questa sconosciuta…. Una di quelle scene che lasciano senza fiato, specialmente se ci riportano indietro nel nostro vissuto personale… Da non perdere, tuttavia, non solo per il messaggio, ma anche e soprattutto per le eccellenti interpretazioni di Mezzogiorno, Ramazzotti e Germano, nonché per quella davvero INTENSA  del bravissimo Carpentieri!

(dati essenziali della trama tratta da wikipedia.org)

 

E dopo tutto questo…

BUON SAN VALENTINO 2021 A TUTTI!  ♥