MOSTELLARIA

“Ma fattela ‘na risata, no?”

MOSTELLARIA-TotaleAvete presente quando un’intera comitiva di studenti (almeno otto/nove gruppi-classe, non di meno…) ascolta rapita e ride fragorosamente alle battute che vengono dal palco, senza distrarsi con la luce dello schermo dei cellulari e con i contenuti delle imprescindibili app? No, vero? Appunto…. Diciamo che capita raramente. Ma oggi è capitato!  Due ore e mezza di risate ininterrotte, giuro. A dimostrazione del fatto che Plauto è vivo, oggi più che mai! Altro che autore classico, noioso, ormai incomprensibile, dalla comicità non più fresca, démodé! Certo, la differenza la fa la compagnia che ti propone il testo plautino! E con la Compagnia Castalia del Teatro Arcobaleno di Roma, sotto la direzione artistica di Vincenzo Zingaro, non potevamo certo sbagliare!

La Compagnia Castalia, infatti, fondata e diretta da Vincenzo Zingaro nel lontano 1992, svolge da sempre un’intensa e significativa attività teatrale mirante allo studio sempre più approfondito della commedia classica antica, quale strumento sempre attuale di lettura della storia dell’uomo e quale stimolo soprattutto per le nuove generazioni, allo scopo di promuovere il recupero delle nostre radici culturali, senza dimenticare l’eredità che il teatro classico ha lasciato nella cultura europea contemporanea. Per questo gli allestimenti delle opere classiche curate da Zingaro hanno ottenuto notevoli riconoscimenti di pubblico e di critica a livello nazionale e internazionale!

Noi spettatori di stamattina alla Mostellaria di Plauto presso il teatro Arcobaleno abbiamo toccato con mano la veridicità di questi dati, che ho preso di peso dalla brochure che ci hanno consegnato all’ingresso in teatro.

Ma partiamo dal principio. Già di suo, la Mostellaria di Plauto è una delle commedie più divertenti del commediografo latino del III secolo a.C.. Rielaborazione felice del Phasma di Filemone (almeno, così si suppone…), commediografo greco del IV secolo a.C., tutta la trama della commedia della beffa per eccellenza e tutta la sua verve comica girano intorno alla felicissima figura del servus callidus, un certo Trappola (usiamo anche noi la traduzione data dall’esimio professore e latinista Ettore Paratore). Gli fanno da completamento e da ausilio comico varie altre “maschere” plautine: il senex Azzeccatutto, l’adulescens Fiordamore, la prostituta Baciucchiella, l’usuraio Schifaquattrini, il vicino Nasabbecco, il servo Fiaccola e la serva Barcaccia.

Il tutto sapientemente condito da una scelta linguistica azzeccatissima: l’uso del dialetto. Sì, perché il dialetto (romanesco, napoletano, ciociaro e quant’altro) ben ci riporta nel mondo della spontaneità in cui dovevano nascere le prime commedie latine e i loro “parenti” preletterari (le atellane, i fescennini, le saturae, i mimi). Anche per questo abbiamo riso così tanto! Come non farsi travolgere dal recitativo della serva Barcaccia, che parlava, gesticolava e  si esprimeva come la compianta e bravissima Anna Marchesini? E come non ridere a crepapelle insieme al servo Trappola che parla, gesticola e si esprime come tanti personaggi del cabaret napoletano, primi tra tutti il grandissimo Trio della Smorfia (il compianto e ineguagliato Massimo Troisi e i bravissimi Lello Arena ed Enzo Decaro), ma ripropone anche alcune gestualità e battute che ci riportano al grandissimo  Principe della risata Totò?

E vogliamo poi parlare della continua rottura scenica e della metateatralità? Spesso e volentieri i personaggi interrompevano il recitato per rivolgersi a noi lettori, provocarci, incitarci, interpellarci, come se la nostra opinione o risposta potessero entrare a far parte della commedia stessa e condizionarne il sèguito!Se poi l’attore suddetto usava espressioni dialettali colorite o si aiutava con gesti sconci più o meno espliciti il gioco della VIS COMICA era fatto! Erano risate a crepapelle…

Quale modo migliore per far ricordare negli anni ai nostri studenti le caratteristiche, le tematiche e le specificità del teatro plautino?

A fine spettacolo (e noi professori non avremmo potuto chiedere di meglio) due degli attori, per la precisione Piero Sarpa (Trappola) e Fabrizio Passerini (Rubacuori e Schifaquattini) hanno intrattenuto ancora i nostri studenti con una bella lezione di letteratura latina di una mezz’oretta in cui hanno spiegato, contestualizzato e commentato la vicenda della commedia, hanno spiegato le scelte del loro regista Zingaro, facendo confronti con l’opera originale plautina e mettendo in luce le differenze, insomma… facendo il lavoro che in genere facciamo noi prof. in classe! Che bello vedere i nostri studenti annuire e/o anticipare date e concetti esposti dai due “relatori”! La nostra soddisfazione professionale che non ha prezzo…

E andar via con le lacrime agli occhi, ripetendo all’infinito le battute più esilaranti, non è da tutti!
MOSTELLARIA-Festa

Immagini tratte dal sito http://www.teatroarcobaleno.it/mostellaria