Per voce sola

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“Per voce sola” è un’opera che dà voce agli innocenti e al loro candore.

Formata da cinque parti, anche apparentemente diverse tra loro, mostra in realtà un filo conduttore ben evidente: il male di vivere.

La prima, intitolata “Di nuovo lunedì” , è un vero e proprio diario scritto da una madre che non vuol vedere che il marito di notte si trasforma in “orco”, con una bambina piccola, adottata appena nata sei anni prima. Sconvolgenti le parole che la madre trova (quasi per caso) scritte sul diario dalla bambina….

La seconda, “Love”, è la storia di una bambina zingara, Vesna, e delle persone che la sfruttano e si approfittano di lei e del suo giovane corpo. Una storia a dir poco cruda. Almeno ossimorico il titolo….

La terza, “Un’infanzia”, è costituita dai 15 colloqui (che costituiscono le macrosequenze) di un ragazzino figlio di un amore clandestino, con il suo psicanalista. La madre, abbandonata dall’amante al momento della gravidanza, non è stata in grado di dare amore al figlio del peccato, arrivando perfino a metterlo in collegio al momento del nuovo matrimonio. Una storia triste dal finale agghiacciante “Non ero io a muovermi, ma il pilota automatico, la belva con le viscere esplose”). Significativo il titolo.

La quarta, “Sotto la neve”, è una lettera che una madre morente scrive al figlio che ha dato in adozione quando era adolescente, costretta dalla madre, che voleva evitare ogni scandalo; la donna non lo ha mai conosciuto, ma neanche dimenticato. Nella sua vita, solo solitudine, frustrazione e poi una malattia  incurabile che la protagonista vive come una “punizione divina” per l’abbandono del figlio alla nascita. Il titolo fa riferimento all’opera creata dalla donna, un ikebana perfetto che rappresentava il suo modo di sentirsi.

La quinta dà il titolo alla raccolta “Per voce sola” ed è un lungo monologo, non sempre lucido e conseguenziale, di una vecchietta ebrea alla sua badante, cui narra la sua lunga vita piena di dolore, persecuzione, pazzia, paura. Un passo significativo: “Gli scienziati non l’hanno mai fatto, non l’hanno fatto ma dovrebbero farlo. Dovrebbero capire perché il male si posa in pochi luoghi, solo in quelli, sempre in quelli”.

Angosciante come pochi, ma fonte di riflessione, come tutti i libri della Tamaro.

Per stomaci forti.

Latineloqui69