UN GIORNO SULL’ISOLA. IN VIAGGIO CON LORENZO

 

de gregorio

Il Gatto e il Corvo. All’inizio erano solo due animali parlanti, poi mano a mano che nonno stava peggio con la malattia erano diventati un’altra cosa, più importante”

 

Una madre (Concita De Gregorio) e un figlio (Lorenzo) arrivano in un’isola, siedono allo stesso tavolo con due computer, e anziché parlarsi si scrivono. All’inizio è un esercizio di avvicinamento tra due mondi, e anche un mettersi alla pari, figlio e madre. Poi, come pesci in una rete luminosa, trovano le storie che si erano smarrite e andavano cercando da una vita. Si incontrano in una lingua comune, nel gioco del racconto. E mettono in fila le parole, perché con le parole si può fare tutto. Anche riacchiappare un nonno che non c’è più, ricostruire insieme le favole che lui inventava con il nipotino, recuperare il filo dei ricordi. E attraverso i racconti madre e figlio si scambiano parole che forse non si sarebbero detti mai e costruiscono una nuova storia: la loro, che durerà per sempre.

Confesso: mi piace molto lo stile espressivo di Concita (e quindi adoro anche sentirla parlare per radio e in televisione…), che trascina, avvolge,  convince, coinvolge.

Conosco e ho letto e riletto molti dei suoi libri più noti, ma questo mi mancava. E come sempre mi è piaciuto molto, persino nella sua difficoltà di lettura a causa di un andamento narrativo non proprio semplicissimo, quindi più intrigante di quelli più “tradizionali” e scontati… Da questo libro non puoi aspettarti nulla: la trama si evolve in una maniera sempre improvvisa e imprevedibile. Otto capitoli, due lettere e un racconto conclusivo (“Storia a due voci”) apparentemente slegati tra loro, che però portano al medesimo punto d’arrivo. Il tutto in un contesto magico: un’isola, che “protegge chi ci vive dall’influenza del mondo fuori. Confina e culla in mezzo al mare”.

E poi, tutta quella celebrazione della potenza della parola, del mistero della creazione narrativa, dolce balsamo per le mie orecchie! Perché anch’io ho sempre pensato (non sempre condivisa, ahimè…) che “non servono soldi per comprare il Lego più bello del mondo, le parole sono gratis e sono di tutti. Diventano castelli, pozioni, magiche, un’astronave e un antidoto contro la morte, una spada e una coperta, una catena e un filo di seta. È un segreto semplice e portentoso”.

Solo alla fine (una magnifica fine!) capisci BENE il filo della storia e ti godi il bellissimo messaggio di amore materno che Concita ci lascia: “non ci si abitua mai a quell’inabissamento improvviso dei figli fino a ieri ridenti bambini”, ma dobbiamo trovare “i ferri” per lavorarci, per andare loro incontro. Magari a metà strada, come fa lei in questo prezioso racconto.

Da leggere in momenti di sconforto durante il tortuoso e faticosissimo “percorso” della genitorialità…

Per questo, mille volte grazie, Concita.

 

(Spunto della recensione tratto da www.illibraccio.it)