Fino a quando la mia stella brillerà

LoPalumbo_Segre

“Non sapevano. E non volevano sapere. Perché la guerra era finita e tutto andava dimenticato”

Sul web il libro viene “catalogato” per lettori della fascia 11-13  anni. E infatti ha la delicatezza del libro per adolescenti. Senza però tacere fatti, sensazioni, tragicità. Merito dell’autrice del libro Daniela Palumbo? Probabilmente…Parliamo, infatti, di una bravissima giornalista, che ha cominciato a pubblicare libri per ragazzi nel 1998 con un testo sulla disabilità. Il suo “Le valigie di Auschwitz” ha vinto nel 2010 il Premio letterario Il Battello a Vapore.

Merito della delicatissima Signora Segre? Sicuramente… Parliamo di una donna molto forte, ormai nonna, che ha vissuto l’esperienza della deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau a tredici anni, partendo dal “famoso” Binario 21 della stazione Centrale di Milano e risultando poi l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Da anni si dedica alla testimonianza dell’Olocausto soprattutto tra i ragazzi, perché le sue parole possano seminare il ricordo e arrivare alle generazioni future. Il 19 gennaio 2018 il Presidente della Repubblica l’ha nominata senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti in campo sociale”.

Il libro ha il suo incipit da un fatto di quasi banale quotidianità, che in realtà tanto banale non è, visto che si tratta di un’irruzione della Storia nella vita di tutti i giorni. La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano per destinazione a lei (e ai più) ignota. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella, ritendo poi dentro di sé che finché lei fosse stata viva, quella avebbe continuato a brillare. E così è stato, evidentemente…

Chiude la preziosa pubblicazione un commovente inserto fotografico, con tante foto tratte dall’album di famiglia: tante immagini che ci comunicano “normalità”, vita vissuta, storie. Mangiate poi dalla Storia.

“Gli psicologi dicono che una persona sopravvissuta ai campi di strminio nazisti, anhe se non ne parla con i suoi cari, lascia dietro di sé un male di vivere che colpisce fino a tre generazioni a venire” (Epilogo).

Grazie, Liliana, di aver sempre fatto e di continuare a fare la tua parte!