Fedeltà e Coraggio

“Non si nasce consapevoli di tutto. Lo si diventa spendendo il proprio tempo nella lettura, nel dialogo, nei percorsi di formazione”

La mia prima lettura del 2024

La mia prima lettura del 2024

“Dire no a razzismo e nazionalismo. No a un sistema totalitario. No al culto del capo. È quanto fece l’altoatesino Josef Mayr-Nusser nell’ottobre del 1944. Si rifiutò di giurare “fedeltà e coraggio” a Adolf Hitler. Pagò con la vita. Morì nel febbraio 1945 sul treno che lo stava portando al lager di Dachau. In un mondo in cui emergono nuovi Führer o aspiranti tali, in cui ricompaiono muri e confini, in cui la verità è sommersa da una colata di bugie, una testimonianza, quella di Josef, di tragica attualità. Josef Mayr-Nusser, riconosciuto martire da papa Francesco, sarà proclamato beato il 18 marzo 2017″.

Questa la breve sinossi del libro in quarta di copertina. In realtà si tratta di un libriccino che vi regala molto di più: in meno di cento pagine leggiamo la storia (politica, filosofica, religiosa, ma soprattutto umana) di una persona che non ha esitato a dire “NO” quando tutti – respirando quell’aria impregnata di razzismo, volontà di potenza e culto del capo al limite dell’idolatria – dicevano “sì”, pur sapendo con certezza che quella posizione gli sarebbe costata la vita.

Con una prosa chiara e comprensibilissima (anche se un po’ ripetitiva nell’impostazione narrativa) lo scrittore e giornalista Paolo Bill Valente consegna alla Storia la figura di un dissidente in epoca di adesione cieca e irrazionale. La sua logica era chiara e lapalissiana. Doveva prestare giuramento secondo la seguente formula: “Giuro a te, Adolf Hitler, Fuhrer e Cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a te e ai superiori designati da te l’obbedienza fino alla morte. Che Dio mi assista“. Fu proprio la chiusa finale a farlo ragionare: “Che Dio mi assista“??? Facendo appello al suo Dio, fattosi uomo e morto per noi, avrebbe dovuto giurare fedeltà ad Hitler nella sua strada scellerata, di cui tutti erano ben consapevoli? Non poteva. Non voleva.

E quando il capitano comandante, di rimando, gli chiese: “Allora Lei non è un nazionalsocialista convinto?”, la sua risposta pronta fu: “No, non lo sono affatto”. E a chi più tardi gli fece notare che in fondo si trattava solo di una formula come tante altre, che magari poteva incrociare le dita, che a casa lo aspettavano l’amata moglie e l’amatissimo figlio, egli rispose con una frase che è diventata famosa: “Se nessuno avrà il coraggio di dire di no, le cose non cambieranno mai”.

Da simili persone dovremmo solo trarre luce sulla via del cammino. Per questo è stato dichiarato giustamente beato (anche se una settantina di anni dopo la morte).

Meditiamo, gente, meditiamo.