I vostri figli

 

I vostri figli

… e una donna che aveva al seno un bambino disse: “Parlaci dei figli”.

Ed egli rispose:

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.

(Kahlil Gibran)

 

‘I vostri figli’ di Khalil Gibran (poeta, pittore e filosofo libanese emigrato negli Stati Uniti) è una parte del libro ‘Il Profeta’, pubblicato nel 1923 a New York dall’editore Knopf;  è una raccolta di poesie in prosa composto da 26 saggi, in cui l’autore affronta differenti tematiche della vita parlando del bene e del male, del tempo, dell’amicizia, della conoscenza di sé, della sofferenza e, appunto, del tesoro più prezioso della vita di qualsiasi essere umano, i figli.

Il messaggio, tuttavia, non è una celebrazione del legame genitore/figlio, ma un invito a riflettere su ciò che quel rapporto deve diventare: un legame fisico finché parliamo di embrione, feto ma anche neonato, una funzione di guida nella fanciullezza e adolescenza, un rapporto tra pari nella giovinezza prima e nella maturità poi… Perché dimorano con noi, tuttavia non ci appartengono, possiamo dar loro il nostro amore, ma non le nostre idee, possiamo dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che noi non possiamo visitare nemmeno nei nostri sogni, possiamo sforzarci di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a noi. 

Meditiamo, gente, meditiamo….

 

latineloqui69