Gli sdraiati_IL FILM

sdraiati

“Io vivo una vita di omissioni e di bugie…”

Tratto da un omonimo libro di Michele Serra, “Gli sdraiati” è un film (drammatico/commedia) del 2017 per la regia della bravissima Francesca Archibugi.

Nel cast d’eccezione troviamo un efficacissimo Claudio Bisio, che rappresenta la meglio la figura di uomo di successo e padre accomodante. Almeno per un po’. Ad un certo punto l’equilibrio si spezza perché non ce la fa più ad assecondare in tutto e per tutto il turbolento figlio adolescente, Tito. Quest’ultimo ha un chiaro rapporto conflittuale con il padre, ma poi alla fine la spunta sempre, vivendo la sua vita senza regole e senza paletti. Finché il padre non “sbotta”. Ma il merito reale è anche di un’altra persona, una ragazza, Alice. Anche lei disagiata con la vita, trova in lui un non so che di tenero e scopre quindi qualcuno di cui prendersi cura e per cui vivere in modo più sereno, visto che non conosce il padre e il rapporto con la madre non è certo dei più idilliaci… Ma non tutto procede liscio come l’olio: per questo non si tratta della “solita” commedia con Bisio, ma di un film più impegnativo ed impegnato nel sociale, “alla Archibugi”, appunto. Un film commovente sul conflitto generazionale, sull’incomunicabilità tra genitori e figli dei nostri giorni, sul vivere disagiato dei nostri adolescenti, che agli occhi di noi anziani sembrano davvero non farsi domande, non porsi problemi, non avere aspirazioni. Sullo sfondo (ma poi neanche tanto…) il sistema scolastico, le amicizie, gli affetti, gli amori, la figura paterna e materna, ma soprattutto la figura di un nonno insostituibile, un intenso Cochi Ponzoni, complice ma non troppo, ignorante ma non troppo, punto fermo di un diciassettenne in lotta con la vita, che non ha ancora capito chi è e non ha ancora deciso chi o cosa vuole essere, che non concepisce l’idea di un impegno da portare a termine, che preferisce il nulla ad un’occupazione qualsiasi, se essa richiede fatica. In sintesi, uno “sdraiato”, a rappresentare tutta la generazione “stesa sul divano” di cui si parla tanto.

Eppure a mio avviso c’è una luce in fondo al tunnel, motivo per cui lo definirei un buon film “di formazione” (come il buon vecchio “romanzo di formazione” di manzoniana memoria): lascio a voi scoprire il motivo…

Un plauso particolare ai giovani attori, che rappresentano al meglio se stessi, ma anche in generale tutte le fobie, le manie, le tendenze, le debolezze della loro generazione, in perenne lotta tra ciò che c’è e li opprime (il mondo dei genitori, delle regole, delle certezze) e ciò che ancora non si vede e li angoscia (se stessi da “grandi”).

Insomma, da non perdere!!!