Giorno del Ricordo

Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga in visita alla foiba di Basovizza

Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga in visita alla foiba di Basovizza

 

Homo sum: humani nihil a me alienum puto

10 febbraio: celebrazione del Giorno del Ricordo.

Esatto: abbiamo  anche un Giorno del Ricordo. Perché una Giornata della Memoria non ci bastava: nella prima data non rientrava anche ciò che si ricorda nella seconda. Per questo nel 2004 fu necessario (e per fortuna…) istituzionalizzare un’altra ricorrenza di Stato. Un giorno per ricordare la TRAGEDIA delle Foibe. Un’altra delle “gesta” di cui ci dobbiamo vergogare come facenti parte dell’umanità.

In questo caso non fu necessario “immaginare” un Sistema di sterminio, un Ordine del Terrore, un Inferno in terra. In questo caso la Natura aveva già pronto il sistema: le FOVEAE del paesaggio carsico. Così vi si ricorse, semplicemente. Quale luogo migliore per far scomparire migliaia di uomini senza dover pensare alla distruzione dei cadaveri? Una pulizia etnica facilitata, verrebbe da dire. Ed ecco che tantissimi uomini, indesiderati perché estranei, inaccettabili perché “diversi”, con la sola colpa di essere italiani (utilizzo una famosa espressione di Liliana Segre, riadattandola a quest’altro contesto) furono “infoibati”. Le prime “prove” furono fatte nel 1943, in un contesto “altro” ma non per questo meno esecrabile. Nel 1947 nacque il sistema. Sicché tra le 3000 e le 5000 persone (secondo altre fonti 11000) furono gettate nel vuoto, non sempre uccisi prima del volo.

Al massacro delle foibe (come se questo non bastasse…) seguì l’esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione più o meno forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, del Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Si stima che i giuliani, i quarnerini e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250 000 e le 350 000 persone tra il 1945 e il 1956.

Sarà anche vero, come ho sentito dire pochi minuti fa ad un documentario fatto benissimo trasmesso su Rai Storia, che “durante le guerre le stragi sono moneta corrente”, ma questo, come l’Olocausto, non è una strage. Non è neache un eccidio. È un crimine contro l’Umanità. E come tale dobbiamo “ricordarlo”. Non solo il 10 febbraio.

Un bellissimo spaccato di tutto questo è nel bellissimo libro “Quando ci batteva forte il cuore” di Stefano Zecchi, che invito a leggere/ rileggere/ interiorizzare.

Un film da vedere per calarsi nella tragedia è l’intramontabile “Il cuore nel pozzo”, bellissima fiction storica del 2005 per la regia di Alberto Negrin, mai passata di moda!

E poi… meditiamo, gente, meditiamo!

 

Dati e immagine tratti da wikipedia, l’enciclopedia libera.