Bohemian Rhapsody

 

“Quattro emarginati male assortiti che suonano per altri emarginati”.

Un superlativo Rami Malek cerca di riportare in vita quell’essere istrionico che è stato il leggendario Freddie Mercury.  E ci riesce, evidentemente per la bravura del regista Bryan Singer!

Il film (di genere BIOPIC) ripercorre la giovinezza di Farouk Boulsara in un sobborgo londinese, le sue incomprensioni con la famiglia d’origine, zoroastriana praticante e originaria di Zanzibar, in particolare con il padre, che non lo capisce, non lo approva, non lo vuole; poi l’incontro salvifico con il primo grande amore, Mary Austin (Lucy Boynton), e quello fortunoso e fortunato con gli altri che con lui formeranno i Queen: Roger Taylor alla batteria (Ben Hardy), Brian May alla chitarra solista (Gwilym Lee) e John Deacon (Joseph Mazzello) al basso.

Dalla loro nascita nel 1970 al successo inatteso e travolgente,  dai dissapori interni allo scioglimento del gruppo, fino alla rappacificazione in occasione del famoso concerto Live Aid del 1985 al Wembley Stadium, il successo mondiale dei Queen e la vittoria personale di Freddy, che in questo evento mette in pratica la massima che il padre gli aveva sempre rinfacciato: “Buoni pensieri, buone parole, buone azioni”.

Lo confesso: sono andata al cinema molto “con i piedi di piombo”, pronta a vedere una semplice celebrazione agiografica di un personaggio diventato leggenda, il cui peso specifico nella storia della musica si quantifica ancora oggi, a ben 27 anni dalla sua morte. Oppure- al contrario- ero pronta a vedere solo un film scontato oppure una pellicola voyeuristica, se non un ricordo pieno di pietismo per un morto di Aids, la terribile “malattia del secolo”.

E invece nulla di tutto questo è il film di Singer, che si limita a RACCONTARE. L’interpretazione non gli interessa.

E non interessa neppure a noi spettatori, che alla fine della bellissima proiezione- dopo esserci ritrovati immersi nell’oceanica folla che riempiva all’inverosimile il Wembley Stadium- eravamo tutti presi in un bellissimo applauso alla memoria.

Sì, perché SOLO così vinciamo la morte!

Mitico ed eterno Freddie Mercury!