Stiamo invecchiando. TROPPO!

Da non credere: in Italia i sessantenni hanno superato i trentenni

Una notizia di qualche giorno fa mi ha lasciata basita e mi ha fatto capire REALMENTE che il nostro Paese ha imboccato una strada a dir poco preoccupante. Che fossimo una popolazione sempre più vecchia era ormai un dato di fatto, un’espressione che usavamo più o meno tutti a cuor leggero.

Ora però le cose si fanno realmente serie: per la prima volta da quando “ci contiamo”, cioè dal lontano 1861, l’Italia registra una popolazione che ha più sessantenni che trentenni.  Lo dice l’Istituto di studi e ricerca “Carlo Cattaneo” analizzando dati Istat.

Italia_invecchia

Questo vuol dire che non facciamo abbastanza figli, per i motivi più svariati. Vuoi perché “non ce lo possiamo permettere” (come ci sentiamo spesso rispondere), vuoi perché “non ce la sentiamo più” (come dicono- in modo ancora più preoccupante- altri), vuoi perché “il futuro non è sicuro” (la più sconfortante delle risposte…).

Perché non è più così scontato e naturale metterli al mondo? Perché siamo portati a pensare solo a noi stessi? Perché la paura del futuro ci blocca a tal punto che pensiamo sia un bene NON catapultarli in un mondo in cui potrebbero NON avere una vita decorosa e sicura?

E attenzione: NON ne faccio una questione religiosa, ma etica!  I giovani sono il sale della terra! Se la catena generazionale si interrompe rischiamo prima o poi di bloccare quel processo di eterno rinnovamento che procede ininterrotto da millenni!

E non solo! Pensiamo agli inevitabili cambiamenti che subentrano in un Paese che all’improvviso si ritrova “vecchio”: saranno gli anziani al centro dellle politiche economiche dei futuri governi, non i giovani, come invece dovrebbe essere! Saranno gli anziani a “dettare legge” sulle scelte etiche, sociali, culturali, non i giovani, come invece dovrebbe essere! Saranno gli anziani a trainare il mercato,  non i giovani, come invece dovrebbe essere! E in un mondo che corre alla velocità della luce, nel quale “chi si ferma è perduto”,  in cui siamo costretti ad imparare ad essere multitasking, pena la predita di tempo prezioso (se non addirittura di un lavoro..), quale può essere il posto per un anziano, che per ovvi motivi procede lento pede? In un mondo che spiana la srada solo a chi è nativo digitale, quale può essere il posto per un anziano, che nella migliore delle ipotesi ha un giovane nipote che gli risolve i problemi con il telefonino (cellulare, ma non necessariamente smartphone) che non si accende più o gli fa la ricarica telefonica perché da solo non riesce a stare dietro alla voce preregistrata dell’operatore telefonico, che corre alla velocità della luce?

Ne parlavo qualche giorno fa con la mia parrucchiera, che mi ragguagliava sui preparativi per i festeggiamenti della suocera, arrivata (beata lei!) alla veneranda età di novant’anni. Mi diceva delle sue enormi difficoltà ad affrontare la quotidianità, anche quella più banale: questa signora, che ha vissuto una guerra mondiale devastante, è sopravvissuta ad un dopoguerra pazzesco, ne ha viste insomma di tutti i colori, ora “non ci si raccapezza più”: operatori che le chiedono di inviare una e-mail di conferma, gestori delle utenze che le chiedono di comunicare un’autolettura del contatore, lo stesso banalissimo ritiro della pensione che è diventato un incubo insormontabile… Ma ci pensiamo?

Non può essere, non possiamo starci!

L’Italia deve tornare ad essere ANCHE “un paese per giovani”, come ci insegna la “tagliente” commedia di Veronesi del 2017…

Chi può e chi sa DEVE inventarsi qualcosa perché la “consegna del testimone” ai nostri figli diventi di nuovo un MUST interiore…