Fai bei sogni

“Ma come <<chiedeva>>? Ha proprio chiesto?” 

Nella locandina una delle più belle scene del film...

Nella locandina una delle più belle scene del film…

“Fai bei sogni” è un film del 2016 diretto da Marco Bellocchio, interpretato da Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo e Christian Bazzoni.

Il film è basato sul romanzo autobiografico omonimo di Massimo Gramellini ed è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016.

Il film inizia a Torino, negli anni Sessanta.  Massimo, 9 anni, è un diligente scolaro delle elementari ed accanito tifoso del Torino (che segue con il padre allo stadio Comunale,  che si trova proprio di fronte al loro condominio). Ha l’abitudine di invocare l’aiuto di Belfagor (che segue nell’omonimo sceneggiato in televisione) quando qualcosa va male. Una notte sua madre (Barbara Ronchi) muore in circostanze misteriose. Il padre (Guido Caprino) gli dice che ha avuto un “infarto fulminante”.

La trama si snoda quindi attraverso dei lunghi e ripetuti flashback: Massimo, divenuto adulto, è un affermato giornalista sportivo de “La Stampa”. Ha un legame sentimentale con Agnese (Miriam Leone), ma la loro relazione è difficile. Una sera del 1992, per il tramite di un collega del giornale, viene invitato a casa di un ricco speculatore finanziario che vuole affidargli la sua autobiografia. Mentre sono a colloquio, si presentano alla porta gli agenti della Guardia di Finanza con un’ordinanza di custodia cautelare e l’affarista, entrato in camera con la scusa di prendere alcuni effetti personali, si suicida con un colpo d’arma da fuoco. Massimo telefona al giornale la notizia e viene incaricato di scrivere un pezzo che la mattina dopo esce in prima pagina. Abbandonate le cronache di calcio, l’anno seguente viene inviato a Sarajevo come corrispondente di guerra.

E non è finita qui, ma non voglio svelare tutta la trama, salvo dirvi che sarà l’amore a salvarlo. Come capita sempre, nella vita. Elisa (Berenice Bejo), una dottoressa che lo salva in un momento di difficoltà, lo aiuterà ad affrontare le sue paure, a gestire i suoi attacchi di panico. E a riprendere in mano la propria vita. Solo allora Massimo, quarantenne, sarà davvero cresciuto. E pronto per la verità.

Non ho letto il libro che ha dato lo spunto al film (e lo farò di certo presto…), ma l’idea che il film rappresenti la vita del famosissimo Massimo Gramellini mi turbava, devo ammetterlo…

Non riesco a pensare che un personaggio così realizzato, delicato ed equilibrato abbia potuto vivere una simile tragedia nella sua infanzia. Che si sia trovato nella solitudine più nera, abbandonato da una madre che lo amava e coccolava tanto e che sembrava (per chi non la guardava bene e nel profondo degli occhi) il ritratto della gioia di vivere…

Le più belle scene solo quelle che ritraggono i lunghi pomeriggi trascorsi insieme da madre e figlio nella camera da pranzo di casa, impegnati in occupazioni diverse ma vicini e complici, compagni di gioco e di ballo. Tutto questo mentre la depressione scavava un solco incolmabile nell’animo della madre, che alla fine se ne andava troppo presto… Ma non prima di aver baciato un’ultima volta il figlio augurandogli “Fai bei sogni!”. Quella frase che Gramellini ha trasformato nel saluto finale della sua trasmissione “Le parole della settimana”: “Fate bei sogni”.

Mai avrei pensato che questo che quella frase così cortese potesse avere un’origine tanto drammatica…

(dati della trama e immagine tratti da wikipedia.org)