Cronaca del Nuovo Esame di Stato

Stato

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Quest’anno ho avuto il privilegio di assistere al Nuovo Esame di Stato (ricordiamo ai media di ogni genere che non si chiama più “maturità” da un paio di decenni..) da spettatrice esterna, o meglio da partecipante “involontaria”.

L’esperienza in sé è stata bellissima. Quanto alle specificità della nuova performance, mi restano delle perplessità.

Ma andiamo con ordine. Cominciamo ab ovo. 

Innanzitutto siamo passati dalle vecchie quattro prove (3 scritti e 1 orale) a “sole” tre prove (2 scritti e 1 orale) e questo ha comportato una necessaria conversione dei punti di credito accumulati, che sono stati aumentati sino a 40, con un giusto e sacrosanto premio per gli studenti più diligenti nell’ultimo triennio di studi.
La prima prova scritta è il tema di italiano, più o meno in linea con la tradizione, anche se sono cambiate quasi in toto le tipologie di scrittura: rimane l’analisi del testo, ma compaiono il testo argomentativo e la trattazione argomentata di una tematica di attualità, per un totale di sette tracce. Il punteggio della prova vale 20.
La seconda prova scritta è la vera grande novità di questa ennesima Riforma: verte sulle materie di indirizzo (in genere 2). Nel caso del classico, che ho seguito più da vicino, si è trattato di una prova “mista” che proponeva un testo dal latino da tradurre (preceduto da un ante-testo e seguito da un post-testo già tradotti in italiano) e poi da analizzare e/o contestualizzare tramite un confronto con un passo consimile in lingua greca, corredato però di traduzione. La scelta questo anno è caduta su Tacito in latino e Plutarco in greco. A detta di esperti il passo da tradurre non era poi così difficile. Io mi permetto di dissociarmi, perché, per quanto il senso generale fosse facilmente comprensibile, lo stile tacitiano non è MAI facile, ma criptico quant’altri mai… Anche questa prova vale 20 punti.

La terza prova (nota ai più come “quizzone”, anche se gli esperti sanno bene che non è stato quasi mai un quizzone) è stata abolita, quindi il terzo step ora- in quasi tutti gli indirizzi scolastici- direttamente il colloquio, che assegna altri 20 punti. In questo modo si arriva al sospirato 100/100.

La più inquietante novità dell’Esame di Stato riformato per l’ennesima volta sta proprio nella prova orale: secondo normativa il candidato inizia l’orale sedendosi di fronte a tre buste da lettera, che contengono degli spunti per avviare il colloquio (può trattarsi di un’immagine, di un testo, di un documento, di una canzone, di un progetto, di un problema, di un disegno, di una fotografia, di un brano più o meno noto ai candidati). L’indicazione che viene dall’alto è: evitare di fare domande al candidato, specialmente sulle materie che ha già ampiamente studiato e sulle quali è già stato valutato per cinque lunghi anni, magari da parte degli stessi docenti “interni” che ora sono in commissione (perché qualche volta questa fortuna capita!). E fin qui nulla questio.

Nell’idea del legislatore l’esame di Stato non deve essere più un sistema per verificare le conoscenze del candidato, bensì le sue competenze, preferibilmente quelle trasversali. E anche qui nulla questio.

Il problema è che si chiede allo studente di sapersi muovere e di improvvisare, anche se non lo ha mai fatto! Men che mai possono averlo fatto i maturandi di quest’anno “di prova” (i nati nel 2000 e 2001) che in questi giorni stanno facendo da cavie umane per testare la bontà di questa ennesima riforma! Prendere una fotografia e parlare, completare un disegno, collegare tematiche, fare confronti sono tutte  competenze sacrosante e necessarie nel moderno mondo del lavoro, ma che non si improvvisano dall’oggi al domani! Bisogna programmare in questo senso, lavorare in questa direzione, simulare volte e volte prima di dire di saperlo fare! Almeno se vogliamo farlo in modo serio! Se poi “per salvare capra e cavoli” cerchiamo di agevolare i candidati aiutandoli o indirizzandoli non possiamo poi valutare in modo obiettivo la bontà di questo nuovo Esame, perché il sistema a quel punto è falsato all’origine!

Ma immaginiamo anche che i nostri studenti/figli siano stati tanto bravi da saper mettere “sul piatto” una serie di collegamenti ad hoc rispetto alla tematica che hanno trovato nella busta estratta… Il problema sta nel fatto che dopo questa fatica si trovano ad essere comunque “bombardati” dalle domande della commissione! Allora dov’è la tanto osannata rivoluzione copernicana delle competenze? La normativa dice che ogni docente può porre delle domande in relazione alla sua materia di nomina. E allora i docenti lo fanno, ovviamente!

Poi c’è la presentazione dell’esperienza di PCTO (l’ex alternanza scuola-lavoro, per intenderci…), che lo studente può optare di effettuare solo oralmente o con l’ausilio di un Power Point.

Infine, dulcis in fundo (e non sono ironica…) Cittadinanza e Costituzione, con riflessione sui principi che uno studente “maturo” non può non conoscere…

A seguire, negli ultimi minuti della seduta, revisione degli elaborati scritti, ipotesi più o meno azzardate sul prosieguo degli studi e… saluti finali. Nella speranza di avercela fatta.

Riflessione da prof.: forse dal prossimo anno dovremmo realmente iniziare a programmare per competenze, portando i ragazzi a lavorare in questo modo pluri- e inter-disciplinare sin dal terzo anno, in modo che alla fine del quinto anno lo sappiano fare in modo ancora più agevole e pertinente. Una cosa è certa: un lavoro SERIO ha bisogno di programmazione, di pazienti riscontri e di tempo di maturazione. Ciò che si improvvisa non dà MAI risultati eccellenti! Se ci lasciano fare tutto questo senza “cambiarci le carte in tavola a gioco iniziato”, noi ci proviamo! Ancora una volta…

Perché la “sfortuna” di noi prof. è nel fatto che ci crediamo SEMPRE! Per il semplice motivo che abbiamo a cuore la costruzione, la crescita e la formazione dei nostri studenti!