L’estate addosso

 

“Io, invece, studio veterinaria e devo dire che mi piace”

L'estate addosso

L’estate addosso

 

Confesso: il film mi era sfuggito sinora e non ne sapevo granché. Mi ha attirato il titolo per via della bellissima canzone di Jovanotti che mi è subito partita nella mente. E in effetti si attaglia perfettamente al tipo di pellicola! Complimenti al regista Muccino per la scelta!

Apparentemente una storia “scontata”: dopo l’esame di Maturità, due compagni di classe neanche tanto affiatati, Maria e Marco, si ritrovano insieme per un viaggio improvvisato ed improbabile verso l’ignoto, gli Stati Uniti. Lei perfettina, di buona famiglia, un po’ rigida nei rapporti interpersonali e tutta certezze, programmi e sogni ben definiti; lui arruffone, arrabbiato con la vita e il mondo tutto, nessuna certezza per il futuro, nemmeno quella del prosieguo imminente degli studi post-liceali. Quel viaggio servirà ad entrambi non solo a conoscersi tra loro, ma soprattutto a far luce dentro di sé; perché -a bene vedere- neanche chi ostenta certezze conosce alla perfezione l’immensità del proprio mondo interiore. Per capirlo, dovranno passare attraverso il mondo libero e libertario degli Stati Uniti, in particolare per la vita di San Francisco, dovranno conoscere persone e modi di vivere totalmente lontani dal proprio, dovranno smettere di rifiutarli aprioristicamente, arrivando, finalmente, ad assorbirne la carica e la positività. Ecco per quale motivo, al rientro in Italia, dopo un lunghissimo mese di vita “altra”, il padre pone al figlio una domanda apparentemente scontata e di routine: “Sei per caso cresciuto in un mese?”. È cresciuto, Marco, eccome se è cresciuto! Persino la nebulosa che aveva intorno al proprio futuro si è dissolta e finalmente si è trasformata in una decisione chiara e precisa: proseguire gli studi, che al liceo erano stati molto faticosi (per usare un eufemismo), e avere una strada ben definita da seguire. Questa è Maturità, questa è Vita…