I sepolcri

Dei Sepolcri (1807)

  DEORUM MANIUM IURA SANCTA SUNTO 

Composto nel 1806, il carme in endecasillabi sciolti  “Dei sepolcri” svolge  il tema  della  tomba che si legava a un  motivo  polemico d’attualità:  l’editto napoleonico di Saint Cloud, esteso  all’Italia nel 1806, aveva imposto che i cimiteri sorgessero fuori dei  centri  abitati e che sulle  tombe  fossero  poste lapidi semplici e  “democraticamente” uguali per tutti. In realtà alla base esistevano un motivo igienico e anche un motivo politico derivante dal principio di  uguaglianza  fra tutti i cittadini, sancito dalla recente Rivoluzione  francese.  In ogni caso, l’emanazione di tale editto aveva suscitato infuocate  polemiche e i cattolici, come il Pindemonte, amico di Foscolo e reale dedicatario del carme, difendevano il culto dei defunti, e quindi l’istituzione della  sepoltura,  dal  punto di vista religioso.  Foscolo, dichiaratamente ateo  e materialista,  in un primo tempo si era  pronunciato  a favore della legge, ma poi meditò sul tema della  morte e  mutò parzialmente parere riconoscendo che le  tombe, se non sono utili ai morti, giovano  tuttavia ai vivi. Si convinse, dunque, che ogni illusione di sopravvivenza dopo la morte  è impossibile e che il culto dei defunti non  ha alcun fondamento se si basa sulla convinzione  di  una dimensione ultraterrena.Tuttavia volle  recuperare  il significato terreno della  morte  sostenendo che l’unica sopravvivenza possibile è su questa  terra, nel  ricordo e nel legame ideale di continuità  che  si stabilisce  grazie  alla  “corrispondenza  di   amorosi sensi”, definita “divina”, con i vivi,  perché vince  la morte e  consente  un’ideale e consolatoria  sopravvivenza dopo il nostro trapasso da questo mondo. Le tombe, testimonianza delle imprese gloriose e come  tali ritenute  sacre, sono diventate oggetto di culto religioso e Foscolo, con versi divenuti celebri, ricorda che  le tombe  degli  uomini illustri  accendono gli  animi e li  spronano  a compiere  nobili imprese.

Perciò la  meditazione sulla morte (SOLO apparentemente il tema centrale del carme, a fermarsi al titolo e all’epigrafe) diventa un  inno  alla vita  e acquista il significato di messaggio filosofico, sociale, politico.

Il carme, inoltre, pur celebrando la funzione eternatrice della poesia, si conclude anche con una bellissima nota mesta e pessimistica: l’ineludibile scorrere del tempo, infatti, è visto come un imprescindibile perpetuarsi delle sofferenze del mondo.

Una riflessione degna del notissimo Leopardi, che  apparentemente “sorprende” all’interno della produzione foscoliana!

(Liberamente tratto da wikipedia, l’enciclopedia libera. )

Da rileggere. Spesso. Sempre.

Un saluto ai miei alunni del IVA, che mi hanno assecondato nella mia lettura e interpretazione dell’opera, pur se nella calura estiva di fine anno! 🙁

Latineloqui 69