Cronaca di una “settimana dello studente” qualsiasi

Stato

IMPARARE SEMPRE

Avete mai partecipato ad una “settimana dello studente”, ovvero ad una settimana di “didattica alternativa”?

Provo a descrivervela in sintesi, partendo da una parola chiave: entusiasmo.

Sì, perché questa è la sensazione che si prova a starci in mezzo, questo è lo “stato” (nel senso post-moderno del termine) che leggete negli occhi degli attori di questo evento didattico, gli studenti.

Dovreste sentirli e vederli! Presi da sacro fuoco, si spostano (anche ordinatamente, va detto) da una classe all’altra per seguire le lezioni a cui si sono iscritti:murales, mitologia, alfabetizzazione greca, chitarra, autodifesa, balli latino-americani, giornalismo, fantasy medievale, videogaming, coctail bartender, lingue extraeuropee, dialetti italiani, cineforum, club del libro, rap, storia del rock, il 68, cabaret, black culture, judo, astronomia, formazione per rappresentanti C.d.I.,  alimentazione, origami, teatro, fotografia, scout, scacchi, linguaggi di programmazione, minoranze nel mondo, urbanistica del territorio romano, polygon art  ac similia dissimiliave...

Senza dimenticare il prezioso e gratificante servizio d’ordine!

E non si tratta di semplice “voglia di far casino” (per usare il loro lessico), perché  se provate a passare per i corridoi su cui si aprono le classi piene ai limiti della capienza non sentite baldoria o caos, proprio no! Infatti in realtà l’ordine e il rispetto delle regole regnano sovrani e lasciano quasi interdetti noi prof. che, presenti in istituto con l’ordine di servizio di vigilare, giriamo per la scuola per evitare episodi spiacevoli o prevenire problemi di qualsiasi genere: dopo essersi dati le LORO regole (appello, prenotazione dei vari corsi tramite chat dedicata, firma all’ingresso dell’aula di ora in ora, contrappello a fine giornata) le rispettano!

Il problema sta lì: sono le LORO regole, sono i LORO corsi, sono le LORO giornate. Le LORO vite.

Se non fosse una cosa troppo difficile da organizzare (anche per motivi di sicurezza) e se non fosse una violazione della loro privacy, bisognerebbe istituire un open day aperto ai genitori in una di queste giornate di “autogestione”: tutti in questo modo potrebbero vedere all’opera le potenzialità dei loro figli, non solo di quelli di per sé attivi e capaci, ma anche di quelli indolenti, non studiosi, apatici, scontenti di tutto, non partecipativi, buii. Anche questi secondi, durante il loro momento di vita scolastica autogestita, nella loro comunità quotidiana appaiono in tutta la loro luce: attivi, partecipi, fattivi, quindi gioiosi e solari. Una trasformazione che ha dell’incredibile.

Ecco per quale motivo ho sempre creduto in questo momento di vita scolastica “altra” e (quando me ne è stata data la possibilità) ho sempre manifestato la mia adesione teorica e concreta…

Quella dei giorni scorsi presso il mio liceo è stata l’ennesima conferma…

Grandi, ragazzi!

Latineloqui69