Diario di Anne Frank

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« …È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere… »
(Dal Diario di Anna Frank)

 

Il diario di Anna Frank fu trovato nell’alloggio segreto  dei Frank ad Amsterdam da alcuni amici di famiglia che a suo tempo avevano aiutato i clandestini e che lo consegnarono poi al padre, Otto Frank, unico sopravvissuto della famiglia, che ne curò la pubblicazione avvenuta ad Amsterdam nel 1947, col titolo originale Het Achterhuis (Il retrocasa). La prima edizione a stampa tenne conto sia della prima redazione originale, sia di successive rielaborazioni che Anna stessa stava facendo, auspicando una futura pubblicazione del suo diario; alcune pagine del diario furono omesse, perché ritenute da Otto Frank non rilevanti.  Dopo un’accoglienza iniziale piuttosto fredda, a mano a mano che il pubblico veniva a conoscenza dei fatti della Shoah, il libro suscitò un vasto interesse ed ebbe svariate traduzioni e pubblicazioni (ad oggi è pubblicato in più di quaranta Paesi) e rappresenta un’importante testimonianza delle violenze subite dagli Ebrei durante l’occupazione del Nazismo. Fin dai primi anni Cinquanta gli autori negazionisti hanno sostenuto che il Diario è  un falso, ma tale tesi non ha trovato alcuna conferma ed è considerata di nessun valore da parte degli storici.

 

La vicenda raccontata da Anna al suo “caro diario”, Kitty, comincia il 12 giugno 1942, il giorno di compleanno di Anna, in cui le viene regalato un diario. Anna è una ragazza di 13 anni, di origine ebrea. La sua è una famiglia agiata, grazie alla professione del padre, banchiere. Costretti a trasferirsi ad Amsterdam per sfuggire alle persecuzioni (1942), dopo l’occupazione tedesca dell’Olanda, Anna e i suoi familiari si sistemano in un alloggio segreto che si trovava sopra una vecchia fabbrica di spezie. A loro si uniscono la famiglia Van Daan e il Dottor Dussel. La loro non è purtroppo una convivenza felice, poiché erano costretti a vivere nascosti e segregati in locali piccolissimi, scomodi e molto freddi. Si tratta di un’esperienza molto dura soprattutto per i tre ragazzi: Anna, sua sorella Margot e Peter, figlio dei signori Van Daan, troppo spesso tristi e desiderosi di libertà. Anna, nei due anni di segregazione racconta al suo diario fatti spesso banali: le discussioni sul cibo, sull’uso del bagno, le piccole insofferenze tra persone costrette a vivere troppo vicine. Ne emerge un prepotente spirito libero, una maturità insospettabile in una “ragazzina” di quell’età: sembra di poter vedere un’anima matura in un corpo di bambina, fiduciosa nell’avvenire, nella bontà dell’uomo. Spesso parla di Peter, il ragazzo di cui pian piano si accorge di essersi innamorata. Studia molto, le sue passioni sono la storia, il francese e le materie letterarie, ma odia la matematica.

A seguito di una segnalazione spionistica, il 4 agosto 1944 un tedesco e quattro olandesi, fanno irruzione all’alloggio segreto: tutti i rifugiati clandestini vengono arrestati e l’alloggio viene saccheggiato e perquisito dalla GESTAPO. Qualche giorno dopo, il gruppo di rifugiati viene avviato a Westerbork, il più grande campo di concentramento in Olanda. Il 2 settembre 1944 i Frank sono condotti ad Auschwitz, dove il padre venne separato dalle figlie e dalla moglie, che di lì a poco muore di consunzione. Nel febbraio 1945 Anna e Margot, nel campo di Bergen- Belsen, si ammalano di tifo, e in marzo Anna muore, seguita pochi giorni dopo da sua sorella. Vengono entrambe sepolte in una fossa comune. Solo tre settimane dopo -ironia della sorte- le truppe inglesi liberano Bergen Belsen.

Pagine di una semplicità e di un candore pressoché unici, segnale di un animo grande e paradigmatico. Pagine scitte da un’adolescente “speciale”. Pagine di un candore e di una semplicità quasi scontate. Pagine NORMALI in un contesto ANORMALE. Non a torto nel 2009 l’UNESCO ha inserito il Diario di Anna Frank nell’Elenco delle Memorie del mondo.

Il libro è stato anche oggetto di una riduzione teatrale e di una cinematografica, uscita nel 1959 (che mi è capitato di presentare ad alcuni miei studenti…), nonché di un film di animazione nel 1999 (che non conosco).

Prezioso ed eterno.

Un saluto ai miei studenti del II E, che hanno letto il libro e visto il film, facendone poi un’analisi comparativa! 😉

(Tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera, ma liberamante riadattato).

latineloqui69