Anche Gigi Proietti ci ha lasciato soli…

Morte di Gigi Proietti

Gigi Proietti  2 novembre 1940 – 2 novembre 2020

 

Ma lassa perde, ma lassa sta’, ma chi tooooo fa fa’?”

 

E adesso? Chi ci farà ridere così di cuore e di pancia come solo Gigi Proietti sapeva fare? Nessun altro sarà mai come lui, inutile parlarne.

Oggi per me è un giorno di lutto profondo, di sofferenza vera, come il giorno in cui ci lasciò il Grande Albertone. Anche quel giorno, solo tristezza. Tristezza e silenzio…

E per forza! Sono cresciuta a pane e fiction del grande Gigi: dall’ormai datato  “L’avvocato Porta” al delicato e ineguagliabile  “Il maresciallo Rocca”, con la spalla di Stefania Sandrelli, tanto bella quanto brava, per arrivare all’immenso “La pallottola nel cuore”, con il bravissimo Marco Marzocca al fianco. Devo andare avanti? Sono sicura di no…

Un chiarissimo esempio di Genio allo stato puro…

Dopo essersi diplomato presso il Liceo Ginnasio Statale “Augusto” di Roma, si iscrive al corso di laurea in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza”, che abbandonerà a soli sei esami dalla laurea. Appassionato di musica sin da bambino, suona la chitarra, il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso, e nel tempo libero inizia a esibirsi come cantante nelle feste studentesche, nei bar all’aperto, e, più avanti, nei night-club più celebri della capitale. In un’intervista al Fatto Quotidiano, ricorderà, poi, che i personaggi della Roma dell’epoca sono stati in parte fonti di ispirazione per alcuni ruoli comici da lui interpretati sul grande schermo. A proposito di questo periodo ha dichiarato: «Per mantenermi agli studi cantavo nei night club. Cominciavo alle 10 di sera e finivo alle 4 del mattino, uscivo fuori con un collo gonfio… Non c’era misura di camicia che tenesse: ce voleva un copertone».

Chiaro esempio di uomo di cultura fina, si è cimentato persino nella poesia, seguendo l’esempio del Belli, di Trilussa e dello stesso Petrolini, componendo diversi sonetti pubblicati negli anni 1990 in una rubrica del quotidiano romano “Il Messaggero”. E pensare che proprio di Ettore Petrolini il nostro Gigi è stato definito l’erede…  Riguardo a ciò ha dichiarato: «Quando a Petrolini gli si chiedeva se discendesse dalla Commedia dell’Arte, lui rispondeva “Io discendo solo dalle scale di casa mia”. Mi piace l’ironia dei romani di una volta». E cos’era lui se non la più alta personificazione della comicità romana e romanesca?

Delicato e signore come pochi, riusciva a fare un uso icastico persino del turpiloquio! Chi mi conosce BENE sa che non amo la parolaccia in sé… Ma in questo caso era strumento del comico, era un materiale di lavoro plastico! Senza la parolaccia romana non sarebbe stato possibile concepire il nostro grande Gigi esattamente come non sarebbe esistita la comicità plautina con un lessico più “pulito”… Con lui il dialetto romano è assurto a lingua teatrale. I suoi sketch e le sue performance teatrali sono sempre stati una sorta di recitazione dei sonetti di Belli e delle poesie di Trilussa! E pensare che da giovane dichiarò di non essere interessato al teatro! Da non credere…

Nella sua lunghissima vita professionale ha dato vita a numerosi spettacoli teatrali, sino al celeberrimo “A me gli occhi, please”, del 1976, esempio di teatro-grafia che segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro, e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996, e nel 2000, attraversando i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo segnò un record di oltre 500 000 presenze al Teatro Olimpico di Roma.

Ecco: tra quel mezzo milione di persone accorse da ogni luogo per vederlo ho avuto la fortuna di esserci anche io. Parliamo di una ventina di anni fa, ormai, ma lo ricordo come se fosse ieri. Entrai in quel luogo d’eccezione con l’emozione nel cuore e ne uscii con le lacrime agli occhi, la mandibola dolorante, il cuore gonfio di allegria, spensieratezza, voglia di vivere. Perché Proietti era essenzialmente questo: un contagio di allegria, una forza della natura, un istrione del palcoscenico. E non solo…

Ha solcato i palcoscenici di non so quanti teatri e poi… il tocco da Maestro. Nel 1978  assume, insieme a Sandro Merli, la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori (la stessa cosa fatta da Vittorio Gassman con la sua Bottega Teatrale di Firenze), portando in scena con i suoi allievi durante gli anni Ottanta numerosi spettacoli assai apprezzati. In particolare questa particolare gavetta segnerà l’esordio di tanti futuri e apprezzati volti del mondo dello spettacolo: tra questi nientemeno che  Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Nadia Rinaldi, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Non so se rendo l’idea…

Infine, nel 2017, a vent’anni dall’ultima esperienza, torna in televisione come protagonista assoluto del programma “Cavalli di battaglia”, tratto dall’omonima tournée celebrante i suoi 50 anni di carriera. Ho visto quel programma non so quante volte in tre anni e ogni volta rido sino a piangere. Lo sto facendo anche ora. Lo sto ammirando accanto ad Alessandro Siani, a Claudio Baglioni, a Serena Dandini, Corradi Guzzanti… Risate su risate. Per  ricordare chi ha fatto del Riso la sua scelta di vita.

Grazie, Gigi. Grazie di Tutto! E chi ti dimentica?

(dati biografici essenziali tratti da wikipedia.org)